L’aumento delle temperature, dovuto ai cambiamenti climatici, probabilmente risveglierà molte minacce microbiche, tra cui i virus patogeni, provenienti dal passato. Questa la motivazione che ha spinto i ricercatori francesi ad andare fino in Siberia per risvegliare dei virus.

Il progetto (non ancora sottoposto a revisione) è condotto da un team di ricercatori dell’Università di Aix-Marseille in Francia, che aveva già riportato in vita un virus di 30.000 anni fa trovato nel permafrost siberiano nel 2014. Con l’ultimo gruppo di patogeni, tra cui uno che risale a 48.500 anni fa, i ricercatori hanno forse riportato in vita il virus più antico.

“Come purtroppo ben documentato dalle recenti pandemie (e da quelle in corso), ogni nuovo virus, anche se legato a famiglie note, richiede quasi sempre lo sviluppo di risposte mediche altamente specifiche, come nuovi antivirali o vaccini”, scrivono gli autori dello studio.

Non esiste l’equivalente degli “antibiotici ad ampio spettro” contro i virus, a causa della mancanza di processi farmacologici universalmente conservati tra le diverse famiglie virali. È quindi legittimo riflettere sul rischio che antiche particelle virali rimangano infettive e tornino in circolazione a causa dello scongelamento di antichi strati di permafrost”, aggiungono.