Il Mondiale di calcio in Qatar è da diverso tempo al centro di numerose polemiche. Una di queste riguarda l’aspetto ambientale e gli immensi consumi energetici che l’evento comporta. Questo perché l’organizzazione ha deciso di utilizzare l’aria condizionata per mantenere all’interno degli stadi una temperatura di 19-20°C.
In Qatar la temperatura è ancora piuttosto mite, con temperature minime di 17-19°C e massime di 28-30°C, una condizione tollerabile per la nazione che sta ospitando la Coppa del Mondo 2022. Gli organizzatori, a quanto pare, hanno sentito comunque la necessità di abbassare la temperatura all’interno degli stadi scoperti utilizzando un sistema di raffreddamento progettato dall’ingegnere dell’Università di Doha Saud Abdulaziz Abdul Ghani ribattezzato “Dr. Cool”.
Gli stadi presenterebbero delle bolle microclimatiche controllate che avvolgono ogni spettatore con delle bocchette posizionate sotto i sedili e altre posizionate tutte intorno al campo da gioco. I Mondiali di calcio in Qatar si sono autodichiarati carbon free e lo stesso sistema di raffreddamento è dichiarato dipendere prevalentemente dall’energia solare. Secondo un report di Carbon market Watch la situazione non è proprio così chiara.
Oltre alle emissioni di gas serra associate alla costruzione degli stadi, anche il loro utilizzo comporta uno sfruttamento di energia intensivo. In un Paese come il Qatar, dove il 99% dell’elettricità è generato da infrastrutture alimentate a combustibili fossili, l’impatto dell’utilizzo degli stadi può essere elevato.
Secondo un rapporto, le emissioni legate al funzionamento di uno stadio, basate sulla media dei quattro stadi da 40.000 posti dei Mondiali di calcio 2022 rappresentano tra il 22,8% e il 38,4% delle emissioni totali del ciclo di vita degli stadi. Questo dato esclude le emissioni derivanti dal raffreddamento dello stadio, che sono molto legate alle emissioni di carbonio dovute alla generazione di energia, in particolare in questo Paese.
Report Poor tackling: Yellow card for 2022 FIFA World Cup’s carbon neutrality claim