Psicoterapia e neuroplasticità: qual è il nesso?

cervello

Il concetto di psicoterapia è piuttosto noto e conosciuto ad una stragrande maggioranza di persone. Questo si deve alla buona azione di “divulgazione” che sempre più si opera in tal senso. Infatti si sta riconoscendo sempre più l’importanza della psicoterapia e di quanto tale azione possa essere utile per migliorare o comunque per promuovere un cambiamento.

Sicuramente un concetto di cui si conosce molto meno, anche perché risulta essere un “concetto tecnico”, è quello di neuroplasticità. Si tratta di un effetto domino neuronale che porta le cellule nervose, quindi i neuroni, a lavorare a catena. Le esperienze di vita quotidiana, ad esempio i problemi di ogni giorno, causano un’inerzia neurale e cognitiva che porta anche ad un movimento ripetuto.

È proprio in questo concetto che neuroplasticità e psicoterapia si incontrano. Infatti la psicoterapia cerca di destrutturare le catene neuroplastiche con lo scopo di creare delle nuove catene neurali associate alla sensazione di benessere e felicità. Ma come avviene questo processo, nello specifico? Se ne discute meglio in questo articolo.

Psicoterapia e reti neurali: qual è la connessione?

La psicoterapia può essere definita come una scienza e un’azione che si basa proprio sulla relazione. Il “paziente” decide di dedicare del tempo per Sé stesso e la promozione di un vero cambiamento che si ha proprio grazie alla relazione terapeutica. Ovviamente nel momento in cui si agisce in psicoterapia, anche il cervello agisce e funziona. Cosa accade a questo livello?

Nella psicoterapia si fa esperienza, ogni aspetto e oggetto che si vive viene incluso nelle categorie che vanno ad avere significati diversi. Insomma essendo un’esperienza, ogni aspetto di quella esperienza va ad essere categorizzata dal nostro cervello. Di solito la categoria in cui si vanno a categorizzare le varie esperienze sono categorie di valori, credenze, regole e così via.

Sicuramente ciò va ad essere sostenuto anche dalla nostra memoria. Ogni dettaglio delle nostre esperienze, infatti, va ad essere categorizzato ma soprattutto viene immagazzinato nell’ippocampo, centro della memoria. Esso registra le immagini e le immagazzina; questi ricordi, poi, guidano nella percezione dell’esperienza completa.

Tale apprendimento e la memoria, di per sé, agiscono positivamente per la flessibilità che garantisce l’adattamento e la sopravvivenza in un ambiente in continuo cambiamento.

Altro elemento importante da ricordare e menzionare è che tutte le categorie e quindi le percezioni che vengono categorizzate, vanno ad essere mediate da una serie di neuroni. Non è un singolo neurone che agisce ma una vera e propria rete neurale. Quindi ogni neurone si connette a circa altri 10.000 neuroni che quindi creano reti neurali.

Un concetto strettamente legato a quello di rete neurale è quello di neuroplasticità. A cosa si fa riferimento?

Con tale termine si indica la capacità di una rete neurale di cambiare e modificare il proprio comportamento per adattarsi alle esigenze del contesto. In poche parole, quindi, si riferisce alla capacità del contesto di costruire, rafforzare o anche eliminare le reti neurali.

Quello che spesso ostacola la neuroplasticità, quindi questa capacità di adattamento, è proprio la ripetizione di alcuni circuiti di reti neurali. Questa ripetizione, infatti, va a produrre dei veri e propri automatismi che quindi possono complicare la capacità di modificare o eliminare le reti neurali stesse.

Cosa accade nella vita reale e con la psicoterapia?

Come già accennato, la ripetizione di alcune situazioni e comportamenti creano degli automatismi nelle reti neurali che quindi ostacolano la neuroplasticità.  Nella vita di tutti i giorni questo come incide?

Quello che accade è un’esperienza conosciuta a molti. Ad esempio di fronte ad un problema, si tende ad agire sempre allo stesso modo anche se poi ciò determina un fallimento nella sua risoluzione. Quello che quindi accade è che diviene difficile modificare le azioni che si mettono in atto per la risoluzione del problema. Questo perché si tende a percepire lo stimolo, categorizzarlo cognitivamente e ciò attiva una determina rete neurale. Tale rete sarà difficile da modificare o eliminare soprattutto se è ben radicata nella nostra mente. questo si osserva anche negli automatismi della nostra vita; se si fa attenzione, ci si accorge che si tende a ripetere le azioni nello stesso identico modo.

Queste reti neurali automatiche, però, hanno anche altri effetti.

Esse infatti vanno ad attivare determinati ormoni, ad esempio le reti neurali negative attivano gli ormoni dello stress ossia cortisolo e adrenalina.

In psicoterapia, quindi, si vanno a decostruire le reti neuroplastiche che si radicano ad esempio dopo un evento traumatico o più eventi traumatici. Se si cambia la rete neurale, si può anche creare una nuova rete neurale.

Ciò produrrà anche l’attivazione di ormoni legati al benessere e alla felicità ossia la dopamina, la serotonina e le endorfine. Ecco che quindi ci si sentirà felici e bene.

 

 

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