Dal 1 gennaio 2023 sale l’assegno riguardo alla super rivalutazione delle pensioni. Di recente c’è stato il via libera dell’Economia al decreto che dispone in suddetta data a un adeguamento all’inflazione del +7,3% per le pensioni. Si tratta di un vero e proprio aumento record rispetto a tutti gli altri precedenti relativi agli ultimi decenni. Un aumento che è una valanga di soldi pubblici, l’assegno sarà più pesante ma in proporzioni diverse.

 

Dare un’idea degli oneri che complessivamente gravano sulla spesa per le pensioni, per effetto del meccanismo di indicizzazione all’inflazione. L’incremento è di 5,4 miliardi per il 2022, cui segue un rialzo di 21,3 miliardi nel 2023, 18,5 miliardi nel 2024 e 7,4 miliardi nel 2025. Ognuno di questi aumenti è a carattere continuativo, ovvero si trascina negli anni successivi, perciò se si considera il periodo 2022-2025 la spesa per pensioni assorbirà risorse per oltre 50 miliardi.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze

 

 

La rivalutazione del 7,3% delle pensioni per il 2023 varia a seconda dell’ammontare della pensione di ciascuno. Ecco come saranno adeguati i trattamenti all’inflazione:

  • al 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo (523 euro mensili)
  • al 90% per quelli tra 4 e 5 volte il minimo
  • al 75% per le pensioni oltre quest’ultima soglia

L’aumento previsto per il 2023 è stato calcolato sulla variazione percentuale verificatasi negli indici dei prezzi al consumo il 3 novembre dall’Istat. Il trattamento minimo sbalza a quasi 500 euro in un anno, considerando che le mensilità sono tredici e non dodici. In questa fascia non c’è tassazione Irpef.

Per le pensioni più alte la percentuale non è del 7,3%. Per pensioni da 2.102 a 2.627 euro la rivalutazione è del 6,57% e poi al crescere dell’assegno, cala al 5,475%. In queste fasce di reddito c’è anche il prelievo marginale dell’Irpef. Quando i dati dell’inflazione 2022 saranno definitivi l’anno prossimo ci sarà un aggiornamento con relativo conguaglio. L’adeguamento calcolato quindi nel modo suddetto è parziale.

Per le pensioni si va verso una riforma ponte per il 2023. Sarà forse introdotta una Quota 102 o 103 con 41 anni di contributi e 61 o 62 di età anagrafica. Ci sarà la proroga sia Opzione donna sia Ape Sociale per la flessibilità pensionistica rispettivamente delle donne con carriera discontinue e per i lavori usuranti. Visti la crisi energetica e il rincaro bollette, c’è poco che resta alle pensioni. E questo è stato studiato per evitare che dal primo gennaio 2023 torni l’età pensionabile da 67 anni.