Pentiment, la recensione dell’affascinante avventura medievale di Obsidian

Nella lunga lista delle produzioni curate da Josh Sawyer, Pentiment si colloca innegabilmente tra le più prestigiose. Frutto della passione dello storico game designer per la storia medievale europea, la nuova avventura narrativa di Obsidian giunge come un’opera inaspettata che si discosta dalle estetiche e dalle meccaniche tradizionalmente proposte nei mondi videoludici per restituire ai giocatori quelle stesse identiche sensazioni che è possibile provare sfogliando le pagine di un manoscritto antico. 

È bene sottolineare sin da subito, però, che la vera bellezza di un’opera come Pentiment non risiede tanto nel suo peculiare stile artistico, quanto piuttosto nel valore dell’operazione ludica portata avanti dal team di Obsidian. Inseguendo l’eclettismo del suo autore, Pentiment sfoggia una particolare struttura narrativa, intrigante ed originale negli intenti, che intreccia generi, linguaggi e registri differenti per dare vita ad un prodotto davvero unico nel suo genere. Dopo aver sfogliato le ultime pagine dell’intrigante racconto interattivo imbastito da Obsidian, siamo finalmente pronti a darvi le nostre impressioni con la recensione di Pentiment e a dirvi perché la nuova creatura di Josh Sawyer è da considerarsi, senza se e senza ma, uno dei migliori titoli dell’anno.  

Un’avventura tutta da sfogliare

L’avventura di Pentiment ci trasporta nel cuore della Germania del XVI secolo, alla scoperta di una storia che si sviluppa nell’arco temporale di 25 anni, tra intrighi, misteri ed oscure cospirazioni. Nei panni di Andreas Maler, un abile miniatore, ci ritroveremo a dover indagare su una serie di omicidi commessi nei pressi di un villaggio dell’Alta Baviera, entrando in contatto con una molteplicità di personaggi dalle diverse professioni ed estrazioni sociali, essenziali per raccogliere indizi sui vari casi.  

Prima di entrare nel vivo del racconto, però, Pentiment ci consentirà di plasmare l’identità dell’artista. In linea con il DNA ruolistico del team di sviluppo, all’inizio potremo, infatti, scegliere il background del nostro Andreas, andando a definire quali sono le sue origini, gli studi che ha portato a termine e i talenti acquisiti. Naturalmente, ognuna di queste scelte andrà ad influenzare le future azioni narrative a disposizione del nostro personaggio nonché parte dello sviluppo della trama.

Ad esempio, noi abbiamo scelto di includere l’Occultismo tra i vari interessi di Andreas. Questo ci ha permesso di avere una conoscenza più approfondita delle scienze esoteriche che abbiamo sfruttato per interpretare alcuni testi preziosi ai fini della nostra indagine. Ancora, anche l’Oratoria si è dimostrata un’abilità estremamente utile in diverse occasioni poiché ci ha permesso di affinare la nostra tecnica persuasiva, permettendoci di strappare qualche informazione in più dagli abitanti del villaggio. 

Del resto, l’aspetto peculiare di Pentiment è da ricercarsi proprio nell’ampia libertà di scelta che viene fornita al giocatore che non solo potrà scegliere quali sono gli aspetti che andranno a caratterizzare il percorso del protagonista, ma anche quale approccio adottare in fase di indagine: nel corso dell’avventura, infatti, potremo decidere quali personaggi interrogare, ma anche quali attività d’indagine svolgere e come trascorrere il tempo prima del giudizio finale.

Uno degli aspetti decisamente interessanti è che in Pentiment il tempo ha un ruolo attivo nello svolgimento degli obiettivi

Ogni attività ed ogni interazione porta alla conclusione di una fase del ciclo giorno-notte che serve a scadenzare il proseguo dell’indagine e che viene rappresentato in chiave visiva da una sorta di ruota del tempo che riprende l’effettiva partizione delle giornate in uso nell’epoca medievale. 

Ad esempio, scegliere di seguire un sospettato per scoprire se effettivamente è il colpevole richiederà un dispendio non indifferente di ore. Scegliere di portare avanti questa decisione potrebbe farci perdere l’occasione di seguire altre attività preziose ai fini della nostra indagine. Alcune attività, infatti, sono disponibili solo in alcuni momenti della giornata o se si ha disposizione il tempo necessario per portarle avanti. In Pentiment, dunque, ogni nostra decisione comporterà dunque l’obbligo di perdersi qualcosa per strada e poter approfondire solo determinati aspetti dell’arco narrativo. Un aspetto che senz’altro incentiva in modo significativo la rigiocabilità del titolo, generando anche un inatteso quanto trepidante pathos legato alla nostra libertà di scelta. 

 

Se è vero, però, che ogni scelta in Pentiment rappresenta la possibilità di approfondire diverse storyline e riscrivere le sorti dei personaggi che animano il meraviglioso racconto interattivo di Obsidian, c’è da sottolineare che in ogni caso le conseguenze delle nostre decisioni non avranno mai un impatto significativo sugli eventi principali della storia. Qualunque siano le nostre scelte in merito alle indagini svolte, gli eventi chiave della narrazione resteranno inalterati così come l’epilogo della storia che sarà il medesimo al di là di quello che potrà essere il percorso intrapreso da Andreas. Intendiamoci, le scelte avranno comunque il loro peso all’interno dell’avventura, ma le ripercussioni sugli eventi futuri saranno comunque limitate: in particolare modo, le conseguenze delle nostre decisioni avranno perlopiù un impatto sulla vita della comunità e sui rapporti che avremo con gli altri personaggi. Un aspetto che si ripercuoterà anche sulle nostre indagini.

In ogni caso, c’è da dire che la componente investigativa rappresenta però solo una parte dell’avventura: lo stesso Josh Sawyer ha sempre considerato Pentiment come un’avventura narrativa nel senso più ampio del termine più che semplicemente investigativa, perché buona parte del tempo viene passata comunque ad esplorare il villaggio e ad interagire con i vari abitanti del luogo, con dialoghi che svolgono una funzione attiva nel dare forma e carattere al racconto.

Sul piano prettamente narrativo, Pentiment appare infatti come una meravigliosa opera corale, dove sono le testimonianze e le voci dell’ampio cast di personaggi, ognuno splendidamente caratterizzato, ad animare il racconto.

Contraddistinto da una scrittura brillante, raffinata e colta nei riferimenti storiografici, Pentiment trasporta il giocatore in un’affascinante turbinio di eventi fatto di intrighi, misteri e oscure cospirazioni che non manca di stupire infine il giocatore con qualche inaspettato colpo di scena. Sebbene Pentiment sia effettivamente un gioco non facile da approcciare e estremamente verboso (potrebbe essere tranquillamente definito come una pura avventura testuale con qualche sprazzo di interazione), l’avventura di Obsidian riesce a coinvolgere per un ritmo che si mantiene costante per quasi tutta la narrazione e per  la presenza di diversi linguaggi e soluzione espressive che impreziosiscono la dimensione del racconto.

Da questo punto di vista, Josh Sawyer osa, gioca e sperimenta con i tempi della narrazione, con diverse tecniche narrative e con l’archetipo del sogno (che nel gioco rappresenta attraverso opportuni simbolismi le paure e lo stato d’animo del protagonista) per regalarci infine uno splendido giallo a tema storico tutt’altro che statico e banale.

Infine, non mancano anche dei momenti che si avvicinano di più alla dimensione ludica propria del genere con minigiochi e sequenze più interattive. Queste sezioni comprendono ad esempio tutta una serie di piccole attività che possono comprendere la sformatura di deliziosi biscotti natalizi per la festa di paese fino ad arrivare ala realizzazione di un disegno raffigurante le ferite del barone ucciso, utile per farsi un’idea dell’arma utilizzata per colpirlo a morte.

Senza dubbio tra gli elementi meno ispirati della produzione, queste sezioni interattive sono di per sé molto meccaniche ed essenziali, ma capaci di inserirsi efficacemente all’interno del contesto narrativo per farci immergere completamente all’interno delle calde atmosfere che caratterizzano immaginario medievale imbastito da Obsidian. 

Meraviglie d’inchiostro

Se Pentiment è in grado di colpire e affascinare al primo sguardo, però, lo deve senz’altro al suo peculiare stile grafico. Come dicevamo in apertura, l’avventura di Obsidian si discosta dalle estetiche tradizionalmente proposte nei mondi videoludici, optando per uno stile che richiama, nelle forme e negli stilemi, quello delle xilografie e degli antichi manoscritti miniati dell’epoca medievale.

Non a caso, l’intera avventura viene narrata come se provenisse dalle pagine di un antico manoscritto, diviso in capitoli e animato con cura e ricchezza di dettagli.  

La cosa davvero interessante però è che questa ricerca stilistica non riguarda solo la rappresentazione estetica dell’immaginario di Pentiment, ma anche la sua caratterizzazione: ogni elemento, a partire dai testi sino ad arrivare all’interfaccia, si ispira alla scrittura amanuense e ai caratteri mobili dei primi macchinari per la stampa di Gutenberg ed i font utilizzati nei dialoghi variano a seconda del personaggio per indicarne il ceto sociale o per esprimerne la personalità. Un aspetto che sottolinea ancora una volta quanto la splendida produzione partorita dalla mente di Josh Sawyer e di Hanna Kennedy, l’art director, sia colma di sorprese ed estremamente curata in ogni minimo dettaglio. 

Un’altra piccola chicca riguardante i dialoghi riguarda la possibilità di veder apparire di tanto in tanto dei piccoli errori di scrittura, che saranno poi corretti In tempo reale: Obisidian voleva che i fan avessero la sensazione che il racconto fosse narrato da persone vere che, come spesso capitava in quegli anni, potevano anche commettere qualche piccolo errore.

Infine, quanto a bug o problemi tecnici in generale, segnaliamo che Pentiment si è presentato su PC in uno stato assolutamente ottimale senza rallentamenti o problemi di sorta. Del resto, vi ricordiamo che stiamo comunque parlando di un gioco non propriamente pesante, ma di un titolo che al contrario può essere tranquillamente eseguito sui computer meno performanti.

88
Pentiment
Recensione di Roberta Pagnotta

Pentiment rientra, senza se e senza ma, tra le migliori produzioni di questo 2022. Impreziosito da una direzione artistica di grande spessore e da una scrittura oltremodo brillante, l’avventura narrativa di Josh Sawyer e Hannah Kennedy coniuga sapientemente stili, generi e soluzioni espressive differenti per dare vita ad un racconto coinvolgente, ricco di carisma e davvero unico nel suo genere. Sicuramente un titolo non adatto a tutti, ma capace di stupire ed incantare chiunque proverà anche solo ad immergersi in quest’atipica avventura dai contorni medievali.

ME GUSTA
  • Artisticamente magnifico
  • Scrittura brillante e ottima caratterizzazione dei personaggi
  • Grande libertà di scelta
  • Storia appassionante, ricca di colpi di scena e ben ritmata
FAIL
  • Le scelte non hanno ripercussioni sugli eventi principali del gioco
  • Alcune sezioni puzzle appaiono poco ispirate
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