Le case discografiche segnano un’importante vittoria contro CloudFlare, azienda che, tra le altre cose, fornisce servizi di DNS distribuiti. Grazie ad uno dei suoi DNS, l’azienda consentiva l’accesso ad un gran numero di siti oscurati dalle autorità italiane.

Il Tribunale di Milano aveva già chiesto all’azienda di adempiere agli obblighi di legge, smettendo in altre parole di fornire uno strumento per aggirare i provvedimenti delle autorità italiane. Ma la società aveva impugnato il provvedimento, presentando ricorso.

Questa settimana il Tribunale di Milano ha respinto il ricorso presentato da CloudFlare

CloudFlare fino ad oggi consentiva agli utenti italiani di accedere ad un gran numero di siti oscurati o posti sotto sequestro dalle autorità italiane. Gli utenti non dovevano fare altro che utilizzare il DNS 1.1.1.1. Con la decisione di rigettare il ricorso, CloudFlare dovrà conformarsi all’ordine del tribunale. In caso contrario rischia di venire sanzionato.

Il Tribunale di Milano ha respinto le argomentazioni di CloudFlare sulla sostanza della richiesta, confermando che la piattaforma deve conformarsi all’ordine indetto o comunque essere soggetta a penalità

si legge nella nota divulgata dal Tribunale.

L’azione contro CloudFlare era stata coordinata dall’IFPI, cioè la più importante lobby dell’industria discografica al mondo. Erano parte interessata anche Sony Music Entertainment Italy, Universal Music Entertainment Italy e Warner Music Italia.

Cloudflare, così come altri intermediari che forniscono servizi simili, dovrebbero intensificare i propri sforzi per impedire agli utenti di accedere a siti Web illegali di cui è stato ordinato il blocco

ha commentato Enzo Mazza, AD della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI).