Bambini: cosa serve per farli crescere?

cosa serve ai bambini per crescere

Secondo un noto proverbio africano “Per educare un bambino ci vuole un villaggio”. Oggi la famiglia non ha un compito facile, tra pandemia, guerra, crisi economica, non ci facciamo mancare proprio niente! Cosa serve ai bambini per crescere in un mondo così difficile su ogni fronte? Hanno risposto a questa domanda Daniele Novara e Marta Versiglia, pedagogisti del Cpp (Centro PsicoPedagogico) durante un importante convegno sul tema.

 

Normalmente si pensa alla comunità educante come somma di tante realtà che, in un effetto “domino” o “puzzle”, si mettono assieme per costruire un progetto comune. In realtà il Convegno del Cpp si pone l’obiettivo non tanto di assemblare pezzi già esistenti, ma di creare una sensibilità condivisa sui temi dell’educazione. Intendendo questi temi come momento di vera e propria comunità, dove non lasciare fuori nessuno, specialmente dove non è necessario né possibile lasciare la palla ai soli specialisti. Il convegno “Nessuno si educa da solo: come costruire una comunità per crescere assieme” è un’occasione unica, un nuovo inizio che segna la necessità di rompere il pregiudizio e la retorica sulla società liquida per organizzare una sensibilità comune, seppur non omogenea, per restituire speranza al bisogno dei più piccoli, dei più giovani e di tutti noi di sentirsi parte di un universo in crescita e in apprendimento.

Daniele Novara, pedagogista del Cpp (Centro PsicoPedagogico)

 

La solitudine vissuta durante il Covid sarà difficile da risolvere completamente, ha lasciato profonde ferite da rimarginare negli individui, soprattutto nei giovani e nei bambini. Bisogna quindi creare condizioni facendo in modo che i luoghi di crescita siano di appartenenza comune. Chi però è veramente artefice della crescita dei bambini sono i genitori, soprattutto di quelli fragili. I genitori devono abbandonare il fai da te e cercare risposte giuste scientifiche in relazione alla vera necessità dei bambini. I processi psicoevolutivi e pedagogici sono sempre più complessi e i genitori devono avere informazioni corrette e non notizie vaghe per crescere i figli.

 

Anzitutto partiamo con un consiglio essenziale: è fondamentale che ci sia gioco di squadra fra i genitori in tutte le età della vita: questa è la base, che i genitori siano in accordo tra di loro a livello educativo. Il primo anno di vita è della mamma: ribadiamo l’importanza dell’attaccamento primario. Perciò il bambino viene gestito fondamentalmente dalla mamma: il padre deve essere un fondamentale supporto per la madre, un aiuto per tutto quello che lei non riesce a fare.

Martina Versiglia, pedagogista del Cpp (Centro PsicoPedagogico)

 

Dal primo al terzo anno di vita poi subentra l’asilo nido. Una comunità sociale importante che consente al bambino di stare con i suoi coetanei e di giocare insieme a loro. Poi nei primi anni di vita includiamo anche i nonni, che devono essere presenti, ma senza esagerare. Dai tre ai sei anni invece c’è una fase molto importante, il momento in cui il bambino sviluppa l’attaccamento sociale. È essenziale che i bambini frequentino la scuola dell’infanzia e giochino con i coetanei. I genitori, inoltre, dovrebbero portare i bambini al parco e far giocare i figli con gli altri.

Sempre in questa fase d’età arriva anche il momento giusto per i bambini di imparare a litigare bene, ovvero in modo costruttivo. I più piccoli acquisiscono le basi che consentono loro di farli sentire creativi e così di poter affermare le proprie idee. Serve a una costruzione di comunità e democrazia basata sulla solidarietà. Dagli 11 anni arriva il momento invece di tentare di volare da soli. Si deve passare dalla famiglia alla scuola, allo sport, al gruppo di coetanei. Insomma, un nuovo ambiente familiare.

 

 

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