Il nostro cervello registra frequentemente eventi e dati, alcuni di questi li ricorderemo a lungo o per tutta la vita, mentre altri no. Cosa determina quindi il destino di un ricordo potenziale? È un fenomeno definito consolidamento che tramuta la memoria a breve termine in memoria a lungo termine. Ciò è legato a quello che succede nel sonno. Rivivere un fatto o un’esperienza mentre dormiamo aiuta infatti a fissarla nella memoria.

Uno studio americano svela nuovi preziosi indizi analizzando l’attività del cervello dei dormienti. Questo è stato studiato su 5 pazienti epilettici impiantando nel loro cervello elettrodi per capire quali fossero le migliori terapie per il disturbo. I cinque volontari hanno memorizzato la posizione di diversi oggetti dentro una simulazione al pc.

A ogni oggetto è stato associato un suono (ricordo-stimolo uditivo). Durante la notte i ricercatori hanno riprodotto metà dei suoni imparati precedentemente. La riproduzione è avvenuta a un volume troppo basso, ma utile a essere captato dal loro cervello. È stata monitorata l’attività dell’ippocampo e delle zone confinanti grazie agli elettrodi. Poi il giorno dopo è stato chiesto loro di ripetere il test per vedere di quali fra i 30 oggetti virtuali venisse ricordata la posizione.

Gli oggetti associati ai suoni durante la notte sono stati i ricordi più precisi. L’attività del cervello era più intensa coinvolgendo l’ippocampo e la corteccia mediale temporale. Le informazioni raccolte rivelano che il sonno sia essenziale per il consolidamento dei ricordi. Ciò avviene riattivando o rivivendo le memorie immagazzinate nel giorno.

 

Spesso cosa ricorderemo e cosa dimenticheremo può sembrare casuale: può capitare di ricordare dettagli assolutamente irrilevanti, e di dimenticare invece le cose che avremmo voluto ricordarci. La nuova risposta a questo mistero che arriva dal nostro studio è che le memorie vengono rivisitate quando dormiamo, anche se ci svegliamo senza sapere che questo sia avvenuto.

Ken Paller, direttore del programma di neuroscienze cognitive della Northwestern University, e coordinatore della ricerca