Dal punto di vista dei rischi naturali, l’Italia è troppo fragile e ha una memoria corta. Questo è quanto affermato da Carlo Doglioni, presidente di Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) in occasione della 39° Giornata dell’Ambiente organizzata anche quest’anno dall’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma.
Il convegno ha al centro il rapporto tra memoria e oblio, ovvero la tendenza a dimenticare gli eventi peggiori con la conseguenza di non parlare dei rischi se non quando succede qualcosa. Questo è un aspetto fondamentale poiché gli eventi naturali calamitosi hanno ricadute a livello sociale e a livello economico.
In Italia sono stati spesi quasi 200 miliardi di euro per le ricostruzioni post-terremoto dal 1968 a oggi. Senza contare le perdite umane, culturali e di qualità nelle zone colpite dai terremoti. L’Italia ha la necessità di mettere in pratica metodiche in grado di rendere il territorio resiliente.
Nel nostro Paese mancano la cultura della prevenzione e le risorse per creare cittadini più consapevoli e questo a tutti i livelli: bisogna partire dalle campagne informative già nelle scuole.
In tema di rischio la memoria è fondamentale, perché gli eventi accaduti in passato prima o poi accadranno di nuovo. Dobbiamo essere coscienti della ciclicità della natura. L’attuale crisi climatica non potrà che intensificare gli eventi estremi e renderli sempre più frequenti.
Studiamo tanto i pianeti diversi dalla Terra, mentre del nostro sappiamo ancora troppo poco; mi chiedo se sia perché guardare in alto, verso lo spazio, ci faccia pensare al paradiso mentre studiare ciò che abbiamo sotto i piedi ci ricorda di più l’inferno.
Carlo Doglioni