Sebbene l’affare Twitter proceda su un terreno ancora piuttosto incerto, Elon Musk ha manifestato in modo eloquente quali sono le sue ambizioni con l’uccellino blu. Il social e il “massimalismo della libertà d’espressione” sono solo la punta dell’iceberg. Il vero sogno si chiama X.com. Ossia “The Everything App“.

Un’unica applicazione per qualsiasi servizio si possa desiderare. O quasi. In questo caso, a scanso di equivoci, Elon Musk non si sta inventando nulla di nuovo, anche se per gli utenti occidentali potrebbe effettivamente essere una novità.

In Asia le Super App sono una realtà da moltissimi anni

Il concetto a cui fa riferimento Musk è quello delle Super App, ossia degli hub versatili che inglobano in un’unica piattaforma dozzine di servizi diversi e complementari tra loro.

Devi fare un pagamento, apri PayPal. Mandare la foto di un gattino alla fidanzata, apri WhatsApp. Postare i ricordi delle tue vacanze, apri Instagram. Ascoltare un podcast, apri Spotify. E se si potesse fare tutto da una sola app?

E se si potesse fare tutto da una sola app?

In Cina è già così. Oltre 1 miliardo di persone utilizzano WeChat, un’applicazione sviluppata dal colosso Tencent. WeChat è nata come un’applicazione di messaggistica, in modo molto simile a WhatsApp. Nel 2012 l’applicazione ha subito la prima trasformazione introducendo gli account ufficiali, che in un certo senso possiamo descrivere come le pagine di Facebook.

Nel frattempo WeChat è diventato un social a tutto tondo, che tra le altre cose ospita anche una piattaforma per i video simile a YouTube e un marketplace dove acquistare milioni di oggetti diversi.

La vera svolta è arrivata nel 2017, quando WeChat ha introdotto i mini program. Delle mini-app all’interno dell’app. Uno strumento estremamente versatile, che ha consentito alle aziende di trasformare radicalmente il loro business praticamente a costo zero.

Basta entrare in un qualsiasi negozio o ristorante in Cina. Praticamente ovunque la storia è sempre la stessa: si estrae il telefono e si scansiona il QR Code stampato all’ingresso o sui tavoli. Ed ecco che WeChat apre l’apposito mini program. Il cliente può ordinare quello che vuole e pagare tutto dall’applicazione. Eh già, perché WeChat nel frattempo è anche diventato uno dei metodi di pagamento più utilizzati nel paese — assieme ad AliPay è uno dei motivi per cui nelle grandi metropoli i contanti sono praticamente morti.

WeChat oggi ospita circa il 34% di tutto il traffico internet della Cina.

Oggi WeChat ospita circa il 34% di tutto il traffico internet della Cina. Un dato impressionante, ma che stupisce fino ad un certo punto. Se gli utenti occidentali devono dribblare ogni giorni tra una mezza dozzina di app diverse, i cinesi possono usare WeChat per davvero tutto.

La corsa per creare la prima Super App occidentale

I colossi occidentali, chiaramente, non sono rimasti a guardare. Il modello delle Super App fa gola anche in questa parte del mondo, ma fino ad oggi i tentativi di replicare qualcosa di simile a WeChat hanno ottenuto risultati parziali. Alcuni, va detto, sono ancora in corso.

Google con la sua ubiquità ci si avvicina molto. Non fosse che non esiste una sola Super App. Semmai un Super Account che consente di leggere e ricevere email, postare video su YouTube, pagare, usare il navigatore e fare moltissime altre cose.

Per certi versi, anche Uber potrebbe essere considerato una (perdonerete l’ossimoro) una ‘piccola-super-app’: nasce per le corse con conducente e il car sharing, ma oggi la stessa app ospita anche un servizio di food delivery, l’accesso ad una rete di monopattini elettrici e un servizio che consente di spedire e ricevere pacchi all’interno della stessa città.

Un anno fa Mark Zuckerberg ha annunciato l’intenzione di integrare tutti i servizi di messaggistica delle sue app (Facebook, Instagram e WhatsApp) all’interno di Messenger. Del resto, anche Facebook (con moderata fortuna) ha accentrato su di sé un gran numero di servizi eterogenei: da Facebook Gaming, una piattaforma simil-Twitch, ad un Marketplace privato su modello Subito.it. L’ispirazione è evidente.

È chiaro che le aziende occidentali non siano rimaste immuni al fascino delle Super App cinesi. I vantaggi sono evidenti: è una scommessa con un payout enorme. Chi vince, letteralmente, prende tutto.

E forse il problema è proprio questo: le grandi aziende tecnologiche non sono mai state così sottoposte allo scrutinio della politica e delle istituzioni. Difficilmente gli antitrust, le autorità preposte a vigilare sulla libera concorrenza, consentiranno che in Europa e negli USA possa prendere piede qualcosa di completamente identico a WeChat. Ciò non toglie che per i mogul del tech vale pur sempre la pena di provarci.

Twitter e il sogno di una “Everything App”

E, a quanto pare, Elon Musk vuole provarci eccome. Con una clamorosa inversione ad U, il miliardario è tornato sui suoi passi, annunciando di aver cambiato idea e di voler nuovamente acquistare Twitter per 44 miliardi di dollari.

Su accordo di entrambe le parti, il processo che sarebbe dovuto iniziare ieri è stato sospeso. Elon Musk ha fino al 28 ottobre per chiudere una volta per tutte l’operazione e acquistare il 100% delle quote del social network. Ma cosa è cambiato nel frattempo? Pare poco o nulla. Semplicemente Elon Musk ha tentato senza successo di rinegoziare l’accordo a ribasso, andando a sbattere contro un muro. Ne abbiamo parlato nei dettagli qui.

Ma come sarà Twitter dopo Elon Musk? Lo aveva spiegato il diretto interessato in occasione di un incontro con i dipendenti del social network dello scorso giugno, ben prima della tempesta. Durante l’incontro Musk aveva spiegato di voler portare Twitter ad avere oltre 1 miliardo di utenti (nel 2021 erano 199 milioni).

Per farlo, Elon Musk ha raccontato di voler rendere Twitter un po’ più simile a WeChat e TikTok. «Dobbiamo far sì che gli utenti siano costantemente intrattenuti e informati grazie a Twitter», ha raccontato. Ed è proprio in quell’occasione che il fondatore di Tesla ha svelato le sue carte, annunciando di ispirarsi proprio a WeChat, la super app cinese:

«Non esiste nulla come WeChat al di fuori della Cina. In Cina gli utenti praticamente vivono su WeChat, se riusciamo a ricreare ciò su Twitter, allora sarà un enorme successo».

Insomma, nelle intenzioni di Elon Musk Twitter dovrà diventare un hub in grado di offrire un numero estremamente elevato di servizi e contenuti. Musk cita come l’intrattenimento e l’informazione come cardini della sua strategia, ma è verosimile che l’applicazione dovrà puntare anche su altro.

E un’ultima cosa: Twitter potrebbe smettere di chiamarsi Twitter. «Acquistare Twitter è un modo per accelerare la creazione di X.com, l’everything app», aveva raccontato subito dopo l’annuncio di voler nuovamente concludere l’operazione di acquisizione.

Ma cosa è X.com? Il primo amore di Elon Musk. Dopo il successo ottenuto dalla vendita di Zip2, un’azienda che vendeva ai quotidiani guide online delle città, Elon Musk ha utilizzato tutta la sua liquidità per fondare X.com, una società di servizi finanziari online. Nel 1999 quella società venne fatta confluire in Confinity, la startup che poi divenne nota con il nome PayPal. Il resto della storia la conoscete.

Nel 2017 Elon Musk è tornato in possesso del dominio x.com, acquistandolo da PayPal per una cifra che rimane top secret. «Grazie a PayPal per avermi permesso di riacquistare X.com! Non ci sono piani al momento, ma ha un grande valore affettivo per me», aveva raccontato all’epoca.

Tutt’ora x.com riporta ad una schermata bianca interrotta da una x minuscola. Oggi però sappiamo che i piani, per quel dominio, esistono eccome e passano proprio dalla conclusione con l’accordo con Twitter. Il prossimo capitolo di questa storia verrà scritto entro il 28 ottobre.