Quando si parla di combustibili ecologici uno di quelli che viene in mente è l’idrogeno, in particolare quello prodotto da energia eolica o solare, definito anche idrogeno verde, diversamente da quello grigio, prodotto tramite combustibili fossili.

In Europa, però, secondo François Paquet, direttore della Coalizione per l’Idrogeno Rinnovabile (Renewable Hydrogen Coalition, RHC), ci sono alcuni fattori che ne frenano la diffusione che sono stati discussi durante una conferenza tenuta ad Amburgo nell’ambito del Recharge Hydrogen Summit.

Il primo degli ostacoli è quello dei permessi e delle procedure burocratiche da seguire per la produzione di idrogeno verde: l’attuale normativa europea prevede un’attesa che va dai 6 ai 9 anni per la costruzione di impianti solari ed eolici.

A seguire andrebbe creata una catena di produzione più vasta ed efficiente, in grado di trasportare enormi volumi di idrogeno necessari per soddisfare la domanda. Negli ultimi mesi sono stati approvati due progetti da parte dell’Unione Europea per lo sviluppo del settore, Hy2Tech e Hy2Use.

Quello che andrebbe curato poi è la questione della formazione di nuovi talenti che operino nel settore allo scopo di espandere l’uso dell’idrogeno in Europa, oltre a inserire un quadro normativo che regoli il settore, così da non avere più la necessità di importare idrogeno verde dai Paesi extraueropei.

Infine, c’è da prendere in considerazione la concorrenza con le industrie extraeuropee con cui le industrie europee potranno competere difficilmente senza delle regole del gioco uguali per tutti nella produzione e negli standard sociali e ambientali.

Attualmente la richiesta di idrogeno in Europa è pari a 8,4 milioni di tonnellate, motivo per cui è bene accelerare per evitare di rimanere indietro rispetto al resto del mondo. Ci si aspetta che per il 2030 i veicoli a idrogeno saranno 4,3 milioni, obiettivo abbastanza lontano visto che, attualmente ne sono registrati meno di 4’000.