Antichi Romani: cosa facevano nei bagni pubblici?
Le publicae latrinae dei Romani consistevano in panche di marmo a ferro di cavallo ed erano un luogo dove fare conversazione


Le publicae latrinae dei Romani non erano solo un luogo dove sbrigare le loro necessità fisiologiche, ma erano così particolarmente ingegnose e accoglienti che finivano per diventare un luogo dove poter fare conversazione senza nessuna forma di imbarazzo.
I bagni pubblici, benché furono inventati dalla civiltà greca, spiccarono il volo soltanto nella Roma imperiale. Queste strutture erano diffuse su tutto il territorio cittadino ed erano accessibili a tutti i cittadini romani. Nel 315d.C. si potevano contare oltre 4’000 posti distribuiti in 144 punti della città.
Come le terme erano gratuite o quasi e consistevano in ampi stanzoni capaci di ospitare 30 o 40 persone su panche di marmo (sellae pertusae), con fori e fessure corrispondenti alle parti intime, disposte a ferro di cavallo e sotto le quali una canalina d’acqua corrente trasportava il materiale fecale verso la Cloaca Maxima.
Karl Wilhelm Weeber, Storico tedesco
Uomini, donne e bambini erano seduti gli uni accanto agli altri e potevano usare delle spugne legate a delle aste per pulirsi. I bagni privati esistevano solo nelle domus patrizie, gli altri avevano tre opzioni: gettare gli scarti solidi del secchio domestico, rovesciare la pipì negli orci o usare i vespasiani, ovvero orinatoi su strada.


