Perdono le loro criptovalute a causa di una truffa, ora oltre 100 persone tenteranno di rivalersi su Coinbase, il colosso degli exchange. «Vogliono essere un ente finanziario? Bene, si comportino da tale e rimborsino le vittime di frode», dicono gli ex clienti che hanno aderito alla class action.

Ma applicare a Coinbase le stesse regole che valgono per le banche potrebbe essere complicato. Come minimo, sarà necessaria una certa flessibilità (e fantasia) da parte dei giudici. Tuttavia, come spesso succede negli Stati Uniti, è possibile che Coinbase preferisca chiudere la faccenda in sede extragiudiziale, liquidando la parte attrice con un generoso assegno, proprio per evitare il rischio di una sentenza che possa fare giurisprudenza.

«Nel corso dell’ultimo anno, migliaia di persone hanno perso decine, se non centinaia, di milioni di dollari in criptovalute», scrive il Washington Post. Tutte vittima di un gruppo criminale dai metodi sofisticati, e di una finta app di Coinbase utilizzata per rubare le credenziali dei loro account. Secondo il Washington Post, la truffa avrebbe provocato perdite per un minimo di 60 milioni di dollari.

«Coibase non ha fatto nulla per proteggerci», lamentano gli ex clienti vittime della truffa. «Abbiamo avvisato l’exchange, supplicando che venissero presi provvedimenti e che venisse risolto una vulnerabilità dell’applicazione Coinbase Wallet». Ma l’azienda ha risposto facendo spallucce. Nessun risarcimento.

Vogliono essere un ente finanziario, ma non hanno le infrastrutture e le risorse necessarie per comportarsi come un vero ente finanziario. Non ci sono procedure per assistere i clienti vittime di frode. Ovviamente i truffatori se ne approfittano

spiega uno degli avvocati incaricato di rappresentare gli oltre 100 ex clienti di Coinbase.

Gli avvocati sperano che le stesse regole che impongono alle banche di rimborsare i clienti per eventuali transazioni non autorizzate vengano applicate anche agli exchange come Coinbase. Ad oggi non è mai successo.