Come ogni anno, l’Istat aggiorna gli indicatori del benessere equo e sostenibile territoriale. Quelli del 2022 sono salute, istruzione, lavoro, formazione e conciliazione vita privata, benessere economico, relazioni sociali e molti altri. Dati raccolti per capire dove in Italia si vive meglio. Informazioni che fanno capire a livello geografico dove sussistono vantaggi e svantaggi della vita in ogni suo aspetto. Un metodo valido anche per individuare le diseguaglianze.

Nord e Sud restano per il 2022 ancora una volta le due macro regioni con maggior divario su salute, istruzione, lavoro e benessere economico. Non si vive proprio peggio al Sud, ma c’è diversità fra città e campagna. Nel 2021 la speranza di vita alla nascita è più alta nel Nord (82,4 anni), mentre al Sud (81,3 anni). Qui però a influire molto c’è il differente impatto della pandemia a livello territoriale.

I dati che riguardano l’istruzione registrano il 43,6% che dopo la terza media non ha una giusta competenza numerica. Al Nord si registra un calo del 35,8%, poi al Centro si registra un 40% e al Sud un 60%. Nel 2020 5,4 giovani italiani laureati ogni 1.000 hanno lasciato l’Italia. Il bilancio con l’estero è negativo per tutte le province italiane. Al Centro Nord c’è la compensazione dai flussi migratori interni, penalizzanti invece il Mezzogiorno.

Nel 2021 il tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e i 64 anni non è ancora tornato ai livelli pre-pandemia. Le più penalizzate sono le province del Nord e anche qualche provincia del Centro. Al Sud la maggior parte delle province ha recuperato o superato l’occupazione prima della pandemia. La provincia con il più alto tasso di occupazione è Bolzano (75,8%) e quella con il tasso più basso è Caltanissetta (40,8%).

Il reddito medio nazionale è di 20.658,10 euro. Al Nord, soprattutto in provincia di Milano, si registrano gli stipendi più alti, mentre al Sud e in Abruzzo il benessere economico è inferiore. Per quanto riguarda i dati dell’accessibilità, solo il 33,1% delle scuole è privo di barriere architettoniche. Nel Nord siamo al 38% e al Sud al 27,7%.

Sul fronte criminalità e reati, i dati più alti si registrano nelle metropoli del Nord. In Italia i reati predatori sono 336,2 ogni 100mila abitanti. Hanno registrato un calo rispetto a prima della pandemia. Sul tema della valorizzazione del patrimonio in relazione alla rilevanza museale c’è ancora molta crisi. Sul cambiamento climatico e l’indice di caldo record le anomalie peggiori si sono registrate in Puglia.

Sul fronte degli interventi sulle infrastrutture digitali i dati dopo la pandemia sono aumentati (nel 2021 il 44,4% delle famiglie ha avuto accesso a internet). Per il Centro si sale a 13,6% e per il Sud all’11,7%. La percentuale più alta a Prato (86,4%), quella più bassa nel Sud Sardegna (8,2%).

I dati riguardo l’emigrazione ospedaliera in altre regioni vede differenze territoriali molto accentuate. Nel Sud l’11,4% dei ricoverati residenti si è spostato fuori regione, mentre al Nord solo il 5,6%. In generale, aumentano ovviamente nelle province rurali. Difficile quindi dire quale sia il luogo migliore dove poter vivere in Italia, viste le grandi differenze territoriali e il fabbisogno delle famiglie o individuale.