L’uragano Ian, nelle foto scattate il 28 settembre dalla Stazione Spaziale Internazionale, ricopre l’intera penisola della Florida. Il motivo per cui la tempesta tropicale ha guadagnato una potenza enorme è legato alle acque eccezionalmente calde del Golfo del Messico. Questo, secondo delle rilevazioni della NASA, ha trasformato il temporale in una delle peggiori tempeste che ha colpito gli Stati Uniti nell’ultimo decennio.

Solitamente, un ciclone tropicale viene alimentato dall’energia termica e dall’umidità dei mari e perde potenza quando si abbatte sulla terraferma. Lo stesso è accaduto a Ian che ha scaricato la sua potenza devastando il sudovest della Florida, venendo declassato a tempesta tropicale.

Dirigendosi verso la Carolina del Sud ha, però, guadagnato nuovamente potenza attraversando l’Oceano Atlantico. Lungo il suo percorso ha avuto, così, modo di ricaricarsi. In questo periodo il Golfo del Messico presenta condizioni favorevoli allo sviluppo di uragani a causa del fatto che le acque superficiali sono particolarmente calde.

C’è anche da considerare che le acque davanti alla Florida quest’anno presentano temperature più alte di pochi centesimi di grado Celsius rispetto alla media stagionale. Un piccolissimo aumento di temperatura nelle acque oceaniche comporta l’immagazzinamento di enormi quantità di energia in forma di calore.

L’assorbimento da parte degli oceani di gran parte del calore in eccesso prodotto dalle attività umane rende gli uragani molto più intensi. Infatti dagli anni ’80 a oggi è aumentato il numero delle tempeste distruttive. I cambiamenti climatici favoriscono anche l’intensificazione rapida di queste tempeste che porta a un aumento della velocità dei venti che le sostengono, oltre a rendere gli uragani gonfi di pioggia.