SpaceX vuole ‘visitare’ il telescopio spaziale Hubble. L’azienda di Elon Musk ha già stretto una parthership con la NASA con l’obiettivo di verificare la fattibilità di un’ambiziosa missione. Idealmente, l’azienda è intenzionata ad estendere la vita del telescopio, effettuando operazioni di manutenzioni e, soprattutto, portandolo ad una quota più alta.

 La missione non avrebbe costi per il governo degli Stati Uniti, ma in compenso vedrebbe coinvolto anche il Polaris Program, un’iniziativa privata finanziata dal miliardario Jason Isaacman.

Per il momento è ancora tutto ipotetico. Le incognite sono numerose: non sappiamo se il Falcon della SpaceX sia adatto a questo scopo. Non sappiamo nemmeno se questa missione richiederebbe, o meno, un equipaggio umano. A dire il vero, non sappiamo nemmeno se SpaceX possa ispezionare in sicurezza il telescopio Hubble senza il rischio di creare danni irreparabili.

Proprio con lo scopo di risolvere tutti questi dubbi, SpaceX condurrà uno studio in concerto con la NASA. La fase di ricerca dovrebbe durare circa sei mesi. Nel caso in cui arrivino risposte positive, l’azienda collaborerà con la NASA per individuare una possibile finestra temporale per la missione.

Da diversi anni il telescopio Hubble sta progressivamente ed inesorabilmente perdendo quota. Dal 2009 ad oggi si è avvicinato di circa 30Km all’atmosfera terrestre. È un problema e se si vuole estendere la vita di Hubble è fondamentale porvi rimedio. Lo studio di fattibilità parte proprio da qui: gli scienziati dovranno capire se SpaceX può utilizzare il suo Falcon per portare il telescopio più in alto, oltre quei 540Km di distanza dalla Terra che gli consentirebbero di continuare ad operare in sicurezza ancora a lungo.

Una missione di manutenzione straordinaria, che esula dai piani originali della NASA: l’agenzia prevedeva di deorbitare in sicurezza il telescopio per riportarlo sulla Terra, in modo da poterlo esporre nel museo Smithsonian. Un obiettivo ambizioso che tuttavia comporterebbe costi esorbitanti — motivo per cui l’agenzia da tempo sarebbe tentata di dare al telescopio un epilogo meno ‘nobile’ e celebrativo.