Nonostante l’Ecuador, nazione di cui fanno parte le isole Galápagos, abbia vietato la caccia alle tartarughe giganti, animali considerati a rischio estinzione di cui l’arcipelago ne è considerato la patria, ancora oggi sono vittima del traffico illegale. Sull’isola di Isabela sono stati ritrovati i resti di quattro esemplari della specie Chelonoidis guntheri, che sembra siano stati uccisi per ottenere la loro carne pregiata.
In Ecuador a caccia e l’uccisione di questi rettili è vietata dal 1933 e togliere la vita a una tartaruga gigante può costare fino a tre anni di galera. Ma nonostante i divieti sembra che la caccia a queste creature per consumarne la carne non sia destinata a fermarsi. Nel 2021 sono stati ritrovati i resti di 15 esemplarti nel Parque Nacional Galápagos.
A causa dello sfruttamento da parte di balenieri e altri marinai e dell’introduzione di specie invasive come le capre, le popolazioni di tartarughe giganti dell’arcipelago sono state quasi distrutte nel XVIII e XIX secolo.
Questo recente episodio di bracconaggio è particolarmente grave, poiché della sottospecie Chelonoidis guntheri rimangono pochissimi individui in natura. Dobbiamo salvaguardare le tartarughe giganti e gli ecosistemi da cui dipendono.
Comunicato di Galápagos Conservacy
Nel tempo sono state identificate 15 specie di tartarughe giganti, di cui 6 sono classificate come “in pericolo critico”, tre come “in pericolo” e tre come “vulnerabili”.