Per le missioni spaziali riuscire a produrre tramite stampa 3D pezzi di ricambio è fondamentale. Sembra sia possibile però sfruttare le risorse presenti su altri pianeti per creare, tramite tecniche di manifattura additiva, nuovi componenti in caso di necessità. Anche se queste tecniche basate sulla polvere possono risentire in modo diverso della microgravità rispetto alle tecniche basate sull’estrusione.
I ricercatori della Washington State Univeristy hanno provato a mescolare una quantità di regolite marziana (in diverse percentuali nel range 5-100%), una polvere progettata in modo da assomigliare alla roccia di Marte, con del titanio e il risultato è stato un materiale forte ad alte prestazioni.
Nel 2011 gli stessi ricercatori hanno provato a usare la stampa 3D per produrre materiali tramite regolite lunare, dimostrando che questo progetto fosse fattibile. Da allora questa tecnologia è stata adottata dalle varie agenzie spaziali.
In questo studio è stata usata una stampante 3D che usa la polvere con al quale è stata formata la miscela di regolite e una lega di titanio. Il materiale, dopo essere stato riscaldato a 2000°C da un laser, è stato usato per produrre oggetti di diversa forma e dimensione. Una volta raffreddati sono stati testati per valutarne durata e resistenza.
I materiali prodotti con piccole quantità di regolite si sono rivelati molto forte, mentre quelli prodotti usando grandi quantità di regolite erano invece molto deboli e fragili. Riuscire a produrre pezzi di ricambio tramite materiale autoctono è molto importante nelle future missioni, soprattutto quelle con equipaggio in quanto portarsi da casa tutto l’equipaggiamento necessario è complesso e dispendioso. E in caso di dimenticanza non è possibile tornare indietro a prendere qualcosa.
- Martian rock-metal composite demonstrates the possibility of 3D printing on Mars (techexplorist.com)