Instagram ha sospeso l’account ufficiale di PornHub in seguito alle forti pressioni degli attivisti – cristiani, ma non solo – che da anni accusano il sito di aver facilitato, se non incentivato, il traffico di esseri umani e la diffusione di pornografia minorile.
L’account di PornHub aveva 13,1 milioni di follower e negli anni aveva pubblicato oltre 6mila post. I contenuti – nel rispetto delle policy del social – erano tendenzialmente innocui e non contenevano mai immagini esplicite. Instagram è stato il primo social a decidere di sospendere PornHub, che continua ad avere account attivi su tutte le altre grandi piattaforme, tra cui Twitter.
Meta, la parent company che possiede Instagram ma anche Facebook e WhatsApp, non ha specificato le ragioni del ban, mentre Laila Mickelwait, una delle attiviste anti-porno che aveva attaccato il sito per adulti, ha condiviso alcuni screenshot che imputano il ban ad una generica violazione delle linee guida di Instagram.
Mickelwait ha fondato TraffickingHub, una campagna di lobby che in questi anni ha fatto pressioni sulle società di carte di credito, gli inserzionisti e non solo, chiedendo che Pornhub venisse marginalizzato e, fondamentalmente, messo nelle condizioni di non poter continuare la sua attività. TraffickingHub – sulla base di diverse testimonianze, spesso supportate da inchieste giornalistiche legittime – ha accusato Pornhub di avere diffuso diversi video di violenze e abusi su minori, ignorando le ripetute richieste di rimuovere i contenuti in questioni provenienti dalle vittime. Due anni fa un lungo articolo del New York Times aveva acceso i riflettori sulle tante ombre dell’impero del porno online, costringendo il sito a prendere alcune misure drastiche – che tuttavia, come si evince dalla notizia del ban di Instagram ma anche da alcune controversie legali, potrebbero non essere state sufficienti.
Con un comunicato stampa, TraffickingHub ha espresso la sua soddisfazione per il ban inferto da Instagram aggiungendo che il movimento non si fermerà finché anche Google e Amazon non decideranno di tagliare ogni ponte con Pornhub.