Le due sonde spaziali MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile Evolution) della NASA e la Sonda Speranza degli Emirati Arabi Uniti hanno collaborato per scoprire il meccanismo di una curiosa aurora nell’atmosfera di Marte.
La ricerca rivela che questo tipo di aurora è altamente variabile, non presentando caratteristiche particolari e non essendo ugualmente distribuite.
Le osservazioni dell’EMM (Emirates Mars Mission) suggeriscono che l’aurora era così diffusa e disorganizzata che l’ambiente plasmatico attorno al pianeta doveva essere veramente disturbato, al punto che il vento solare stesse impattando contro l’alta atmosfera nei punti in cui sono state osservate le emissioni aurorali.
Combinando le osservazioni aurorali dell’EMM con le osservazioni di MAVEN dell’ambiente plasmatico aurorale, possiamo confermare queste ipotesi che ciò che stavamo osservando era essenzialmente una mappa di dove il vento solare stava cadendo sul pianeta
Mike Chaffin, scienziato planetario dell’Universtià del COlorado a Boulder
Le aurore su Marte avvengono più o meno con un meccanismo simile a quelle sulla Terra, solo che, non avendo un campo magnetico come quello terrestre, quelle di Marte offrono uno spettacolo diverso. Infatti, il pianeta rosso presenta un debole campo magnetico dovuto alle particelle cariche che, impattando contro l’atmosfera, iniziano a decelerare. Questo è però abbastanza forte da deviare protoni e neutroni che cadono ad alta velocità sul pianeta.
I protoni impattano contro l’idrogeno presente nell’atmosfera marziana e gli strappano elettroni, andando a ionizzarlo. Questo scambio di cariche permette così alle particelle neutre di attraversare questo campo magnetico emettendo radiazione ultravioletta.
La Sonda Speranza ha mostrato alcune irregolarità in queste aurore ed è qui che la sonda MAVEN è entrata in gioco e ha aiutato a comprendere che questo fenomeno irregolare è dovuto a rare interazioni caotiche tra l’atmosfera di Marte e il vento solare.
- An Eerie New Kind of Martian Aurora Has Been Discovered by Scientists (sciencealert.com)