Nella zona industriale di Parma si sta facendo spazio qualcosa di nuovo. Un progetto che si staglia tra il cemento dell’Autostrada del Sole e la linea del Tav. Esattamente davanti allo storico stabilimento della pasta Barilla. Il suo nome è agriBosco, un progetto di riqualificazione ambientale che prenderà forma su un’area di 23 ettari. Tutto mirato all’arricchimento della biodiversità e allo sviluppo dell’agricoltura sostenibile.

La realizzazione si deve al Gruppo Barilla, in collaborazione con AzzeroCO2 e Legambiente. Un progetto che ha lo scopo di evolversi come un laboratorio all’aria aperta fruibile da tutti. Le persone potranno godere dell’area verde con percorsi naturalistici, ne beneficeranno flora e fauna. Ha 3mila alberi e arbusti messi a dimora. Si possono citare lo spino cervino, le bacche nere di lantana, il melo, il ciliegio, il pero, l’acero riccio e il tiglio argentato. Dodici le specie autoctone selezionate che seguiranno la sostenibilità ambientale. Inoltre, tutto ciò che è previsto dalla rotazione colture alla messa al bando del glifosato.

 

È l’unico caso di un progetto che ha previsto sia interventi forestali che agricoli. Assorbiranno oltre 2 milioni di kg di CO2, che corrispondono alle emissioni di anidride carbonica generate per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica annua di circa 2.230 famiglie italiane.

Nicola Merciari, responsabile commerciale dell’Area sostenibilità di AzzeroCO2

 

 

Il progetto educativo ha riguardato gli ecosistemi: quali sono le componenti che devono essere presenti affinché funzionino? Quale la differenza tra naturali e antropizzati? Come possono questi ultimi essere resi più naturali possibile, anche in un contesto industriale o urbano?

Marta Mancuso, presidente del circolo locale di Legambiente

 

 

Sono aree verdi che possono rappresentare un’oasi per insetti impollinatori tramite la messa a dimora di piante mellifere. L’agriBosco, insomma, rappresenta un seme per il futuro. Un progetto grazie al quale si vedranno gli alberi crescere, mitigando gli impatti ambientali dell’autostrada e dell’alta velocità. Un modo anche per veder ripopolare la piccola fauna che ritrova cibo e rifugio. In fondo, per poter rendere il futuro migliore bisogna saper seminare e coltivare il presente con cura e professionalità. In aggiunta una piccola dose di rischio e incoscienza.