Prey, film prequel della saga di Predator, è appena uscito su Disney+, e questa volta l’universo narrativo con il kaiju protagonista ci porta indietro nel tempo, all’epoca in cui la caccia era una questione di sopravvivenza e di modo di vivere, ed in cui un altro tipo di caccia (massificata) stava facendo nascere un concetto di sfruttamento capitalista delle risorse naturali. Il lungometraggio della saga è questo ed anche di più, ed in questa recensione di Prey vogliamo sviscerare tutti gli elementi che rendono il film di Dan Trachtenberg meritevole della visione.
Cacciare in mezzo ai cacciatori
La protagonista di Prey è Naru, giovanissima guerriera che abita nella nazione dei Comanche, e che vive in un periodo lontano, 300 anni fa rispetto alla nostra epoca. Naru sta imparando a diventare una cacciatrice, e si trova a dover coesistere e lottare con guerrieri uomini che usano anche le maniere forti nei suoi confronti. In un ambiente del genere la giovane deve sviluppare il più possibile tutte le sue capacità di lettura della natura e della realtà circostante, sapendole seguire. E sarà in questo contesto che comparirà il personaggio di Predator, capace di seminare terrore in un territorio in cui la caccia è questione di sopravvivenza quotidiana. In un’ambientazione del genere vengono proposti anche i cacciatori di pelli occidentali, personaggi che stanno alla base ed alle origini degli sfruttatori di materiale animale che si sarebbero visti anche in The Revenant.
In un contesto così l’idea della caccia diventa il tema focale della storia, ed il personaggio di Predator non può che rappresentare un simbolo riguardo a chi possiede veramente dentro di sé le abilità del cacciatore.
Perché, in questi casi, non si tratta dell’idea di utilizzare la forza bruta e le armi, ma anche di comprendere il contesto generale e di saper agire in base a chi e cosa ci si trova davanti. Occorre la sensibilità adeguata, e Naru sembra essere la persona con le doti giuste per poter portare avanti questo tipo di caccia e di lotta per la sopravvivenza.
Il messaggio riguardo alla svalutazione di un certo tipo di uso della forza da parte degli uomini, ed alla valutazione delle capacità femminili di utilizzare la sensibilità e l’intelligenza, anche nella caccia, sono un qualcosa di evidente. Il personaggio di Naru mostra tutta la sua capacità di di destreggiarsi tra forza, conoscenza delle proprietà curative, collaborazione con animali che diventano compagni di vita e di caccia in mezzo alle foreste, ed altro ancora. Naru rappresenta e mostra tutto ciò, andando a sfidare anche la diffidenza di una tribù che non sa se credere o meno nelle sue capacità, e la sfida posta dal kaiju è tra quelle di più alto livello tra tutte. Vedere Predator muoversi in un contesto del genere è un qualcosa di inedito per chi ha seguito solo la saga cinematografica, mentre per i lettori dei fumetti sul personaggio si tratta di una immersione in un contesto che, per certi versi, non risulta essere estraneo. Nei comics su Predator (proposti in Italia negli ultimi anni da saldaPress) abbiamo visto il kaiju finire anche in mezzo ai Vichinghi, perciò non sorprenderà certi appassionati ritrovarlo anche tra i Comanche. Il contesto storico e culturale indiano è stato curato con attenzione, proprio per aumentare la credibilità della storia, ed in tutto ciò Predator s’insinua con la sua solita capacità di cacciare e incutere terrore.
Una tensione non sfruttata a dovere
Rispetto al potenziale stesso della storia, il film utilizza la suspense ma la propone in maniera più soft rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare.
Il kaiju di Predator viene utilizzato in scene ad alta tensione, che cercano di calibrare musica e montaggio per creare suspense, anche se, rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare, il tipo di tensione proposta non è altissima. Rispetto al potenziale del film si sarebbe potuto vedere e vivere di più sotto questo punto di vista. E lo stesso vale per il contenuto della storia. Il personaggio principale di Naru viene utilizzato in maniera interessante, ed è intrigane il concetto di base della guerriera capace di utilizzare l’intelligenza e la sensibilità per affrontare Predator, ma il potenziale della storia era ancora più alto, ed in questo caso non è stato sfruttato per come si poteva. Resta il fatto che Prey risulta essere un lungometraggio godibile, che si piazza in maniera adeguata all’interno del franchise, e che propone una interessante variante sul tema. Amber Midthunder, interprete di Naru, sembra essere una figura più che azzeccata per la parte, ed aiuta molto vedere i dettagli scenografici e di messa in scena aderenti e credibili rispetto al contesto storico proposto.
Prey è un film che soddisferà gli appassionati di Predator ( a meno che non siano dei puristi di un contesto fantascientifico o contemporaneo puro), ed anche coloro che sono in cerca di un film d’azione con sfumature horror importanti.
Ricordiamo che il film Prey è disponibile dal 5 agosto sulla piattaforma streaming Disney+.
Prey è un film che prende gli elementi tipici della saga di Predator e li sposta in un'altra dimensione temporale, dando spazio ad una protagonista inedita e convincente.
- Il contesto storico e l'ambientazione sono ben curati.
- La protagonista riesce a tenere bene la scena.
- Interessante il messaggio che sta dietro alla storia action-horror.
- La suspense non è adeguata al potenziale del film.
- L'interessante messaggio di base non viene sfruttato fino in fondo.