Diablo Immortal: streamer spende 100.000 dollari, ma ora il gioco non gli trova più partite

Gli acquisti compulsivi e folli, poi la beffa umiliante: un giocatore accanito di Diablo Immortal ha speso oltre 100.000 dollari in micro-transazioni per potenziare il suo personaggio, finendo fondamentalmente in un limbo che gli impedisce di giocare con altri giocatori.

Il protagonista di questa vicenda è il content creator jtisallbusiness, uno streamer che trasmette le sue sessioni di gaming su Twitch.

Fin dal suo lancio, Diablo Immortal è stato pesantemente criticato dai giocatori e dalla stampa per la sua economia di gioco eccessivamente aggressiva. Un modello definito da tanti pay-to-win, dove non soltanto le micro-transazioni sono fondamentali per progredire rapidamente di livello, ma è anche necessario spendere delle cifre folli per raggiungere il level cap. Secondo una stima approssimativa, sono necessari circa 100.000 dollari per potenziare al massimo un personaggio.

E jtisallbusiness voleva proprio testare questa teoria. Il problema è che dopo aver speso in diretta così tanti soldi, lo streamer non è più riuscito a collegarsi alle lobby. Probabilmente è colpa dell’MMR del gioco, gli algoritmi progettati per inserire gli utenti in partite con giocatori con un livello simile al loro. Spendendo 100.000 dollari, jtisallbusiness ha raggiunto un livello troppo alto e non ci sono altri giocatori nella community con cui possa giocare.

Jtisallbusiness ha annunciato di aver avviato un dialogo con l’assistenza della Blizzard, nella speranza di farsi rimborsare i soldi spesi, o quantomeno di trovare con loro una soluzione al problema. Lo streamer ha anche annunciato che nel caso in cui le sue richieste non verranno soddisfatte si rivolgerà ai suoi avvocati. Tanto torto non è: spendere 100.000 dollari per non poter nemmeno giocare sembra un’ingiustizia bella e buona.

A prescindere da come vadano le cose, il mercato ha premiato la strategia aggressiva di Activision Blizzard. In appena 8 settimane, Diablo Immortal ha già generato oltre 100 milioni di dollari in micro-transazioni. Per gli azionisti della società è un’ottima notizia, per i giocatori un po’ meno: il rischio è che il modello pay to win basato su Loot randomici torni di moda, dopo che sembrava che fosse stato sostituito una volta per tutte da forme di monetizzazione più sane.

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