Sembra quasi un animale fantasioso perché il suo nome è uno dei più affascinanti. Si tratta del “calamaro vampiro che viene dall’inferno”, un mollusco degli abissi, di cui l’uomo sa veramente poco o niente. Durante la Preistoria era l’esemplare più numeroso e diversificato. A dimostrarlo il fossile di un suo antenato scoperto negli anni Ottanta. Solo adesso però questo antenato è stato analizzato con tecniche di ricostruzione 3D.
Il luogo del rinvenimento è in Francia, nella parte sud-est, a La Voulte-sur-Rhône, dove c’è una particolare formazione di fossili. Il sito risale al periodo Giurassico a circa 165 milioni di anni fa. La sua peculiarità non è solo la vasta quantità di creature marine giurassiche, ma lo stato in cui le conserva. Infatti, qui il fossile non perde come al solito i tessuti molli. Le caratteristiche condizioni del luogo hanno permesso la sostituzione dei tessuti molli con minerali ricchi di ferro. Ecco, il perché della loro buona conservazione. Di solito i fossili rimangono appiattiti, qui invece il fossile ha mantenuto la sua tridimensione, quindi una cosa rara.
Ciò ha permesso la ricostruzione dell’anatomia del calamaro vampiro con l’uso di raggi X per analizzare l’interno dell’animale. La Sorbona così conducendo tale studio ha potuto comprendere che l’animale era un predatore degli abissi. Aveva otto tentacoli con ventose, fra questi due erano più lunghi e grandi, utili a immobilizzare le prede. I suoi muscoli erano la sua forza per sopravvivere nelle profondità del mare. Fondamentali per tale esemplare che da solo in mezzo al niente doveva fare perno solo su se stesso per cibarsi.