Il ritorno alle origini di Ti West, autore afecionados del regista slasher duro e puro, arriva in connubio con la A24 e si chiama X – A Sexy Horror Story, nelle sale italiane dal 14 luglio 2022 con Midnight Factory. Una pellicola che si diverte a riflettere sulle regole del suo genere di appartenenza per rielaborarle e cercare così una strada nuova, originale e personalissima, attraverso, anche, l’inserimento certosino di elementi che riescano a riconnetterlo con il contemporaneo, come l’approfondimento del villain di turno, la connessione tra le generazioni e una nuova trattazione del femminile.
Un horror sul making of di un film porno, mentre in televisione un pastore recita un sermone sulla perdita dei valori cattolici negli USA degli anni ’70.
Una ricetta perfetta per accostare i tre topoi tipici della tradizione slasher (sesso, morte e religione), allineati secondo una formula dichiaratamente metacinematografica e ambientata negli anni più importanti della storia per il genere.
Tobe Hopper, Dario Argento, Psyco ma revisionati secondo i canoni della firma che c’è dietro la pellicola e secondo una linea in cerca di un linguaggio nuovo. Di tutto questo, ma anche del film prequel legato al titolo, del rapporto con l’attrice protagonista Mia Goth e di tanto altro, abbiamo parlato con Ti West in persona. Ecco le sue parole.
Incontro stampa con Ti West, regista di X – A Sexy Horror Story
Non ho fatto film per diversi anni e mi sono chiesto il motivo per cui mi sono ritrovato a farlo di nuovo. La prima cosa che ho pensato è che mi sarebbe piaciuto avere un reale riferimento per ricordarmelo nella mia pellicola e quindi ho deciso fare un film su un gruppo di persone che stavano facendo un film.
Così esordisce Ti West, il regista di X – A Sexy Horror Story, esortato da una domanda riguardo la scelta di realizzare una pellicola al cui interno ci fosse il racconto della realizzazione di un’altra pellicola.
Volevo fare un film che portasse sullo schermo tutte le difficoltà e le peripezie che stanno dietro il fare un film indipendente, quando non si ha mai abbastanza tempo né mai abbastanza soldi, ma si deve riuscire a fare tutto lo stesso. All’inizio ho pensato che occuparmi di un gruppo di persone alle prese con la realizzazione di un film horror avrebbe potuto essere troppo meta, ma poi ho pensato che porno e horror hanno questa relazione simbiotica per la quale, nonostante tu rimanga un outsider e completamente al di fuori del circuito hollywoodiano, hai comunque la possibilità di trovare un tuo pubblico di riferimento, quindi mi è parsa una buona strada percorrere.
Mostrare la realizzazione di un film per adulti era un modo per far vedere al pubblico come anche qualcosa che doveva risultare erotica in realtà poteva essere ridicola nella lavorazione. Fare un film è cosa ben diversa da ciò che appare poi quando il film è finito. Questa è più meno l’idea che mi accattivava.
In più mi piaceva l’idea di realizzare un making of ben realizzato sullo schermo, ma rappresentata contestualmente alla pellicola, in modo tale che, anche se lo spettatore non fosse propriamente un cinefilo, si possa rendere conto delle costruzioni delle varie parti di un film, dai costumi alle prove attoriali, passando per le musiche, gli effetti speciali, il trucco e tutte ciò che concerne fare un film.
Era anche un modo per conquistare un pubblico moderno, per farlo entrare all’interno di un mondo di cui hanno poca idea: adesso è difficile che qualcuno si chieda cosa ci sia dietro una ripresa particolarmente difficile o una scena coreografata o, ancora, stare su un set in cui la stessa persona deve fare due cose differenti contemporaneamente. Ora basta una webcam per fare tutto da soli.
Quindi, fare un film in grado di intrattenere, ma anche un film che faccia dire: “Oh, fare un film è una figata!”
Una delle grandi novità nel genere su cui il regista si è voluto concentrare è stata la lavorazione di un villain che potesse rappresentare una figura più profonda, tridimensionale e comprensibile da parte dello spettatore. Qualcosa che nello slasher non è assolutamente usuale, dato che il cattivo di turno è spesso solamente una maschera totalmente al di fuori dell’umana caratterizzazione.
Stratagemma che ha sempre funzionato per la sua alta efficacia simbolica e la totale assenza di un possibile dialogo con le vittime di turno. Nessun canale, solo violenza.
Mi sono messo a riflettere sulle caratteristiche canoniche della figura del villain nel filone slasher e piano piano sono arrivato alla consapevolezza che mi interessava l’idea di umanizzarlo, in modo da poterlo rendere avvicinabile per il pubblico. Sai, costruirlo in maniera tale che le sue azioni potessero essere condannate, ma allo stesso tempo comprese, sottraendo dall’equazione anche la forza del solito punto di vista prettamente sovrannaturale. In più penso che ognuno di noi andrà incontro o è andato in contro ad un certo tipo di crisi emotiva quando invecchia o quando sente che la morte si sta avvicinando. Si tratta di una tematica universale.
Introducendo l’argomento fondamentale di X – A Sexy Horror Story, Ti West spiega come è arrivato a concepirlo come ideale all’interno di una pellicola horror.
Probabilmente questo aspetto mi interessava perché non è una cosa che si fa in questo tipo di film o semplicemente perché sentivo che i tempi erano maturi per poter approfondire un discorso del genere, anche solo perché lo percepivo personalmente rilevante.
Anche se non sono ancora così vecchio, ovviamente, ma sono comunque più vecchio di prima, no? O comunque quel tanto che basta per farmi pensare: “Cavolo, ci sono cose che vorrei fare e non posso farle più e questo è uno schifo.” Questa idea è man mano diventata una prospettiva sempre più interessante per farne una cornice in cui inserire un film che avesse per protagonisti delle persone giovani, piene di vita, che possano abusare di droghe e vizi ed essere completamente libere, negli anni ’70 e in più intente a girare un film porno.
Un archetipo forte da opporre a persone che hanno ormai passato quella stagione della vita e che trovano nella sua nostalgia un sentimento chiave per una rabbia profonda. Specialmente quando se la ritrovano dentro casa!
Sinceramente mi sembrava un set up affascinante, anche perché nel film trovo sia molto importante anche la presenza dell’ironia nel contrasto tra i personaggi: quando si è giovani si pensa sempre al futuro, ma quando si cresce lo sguardo è costantemente rivolto al passato.
Si è parlato dell’importanza di aver ambientato X – A Sexy Horror Story negli anni ’70. Non si fa dunque molta fatica a credere all’impegno dietro la loro rappresentazione, fondamentale per ricreare un’ambientazione dal peso capillare per il senso stesso che la pellicola nella sua forma finale doveva arrivare ad avere.
Un grande merito va al production designer Tom Hammock. Sai, quando realizzi un film in cui è molto importante far rivivere l’epoca in cui la storia è ambientata proprio perché essa è parte integrante dei canoni della storia stessa, è fondamentale essere meticolosi in ogni dettaglio, perché quello che ricrei deve essere credibile sotto tutti i punti di vista. Altrimenti diventa solo un omaggio.
Ciò vuol dire anche non piazzare davanti agli occhi del pubblico degli stereotipi relativi a quegli anni e non parlo solo dei vestiti, ma anche di una marca di cibo o un tipo di macchina o una trasmissione. Una riflessione simile a quella che ha portato anche alla realizzazione dell’ambientazione di The House of the Devil, che era una pellicola ambientata negli anni ’80, ma nella quale i protagonisti indossava vestiti degli anni ’70. Perché? Semplicemente perché quella era la realtà.
Continuando il discorso sulla rielaborazione e sull’emancipazione dagli schemi tradizionali del genere a cui X – A Sexy Horror Story appartiene, Ti West si è soffermato anche sulla costruzione dei personaggi su come si rapportano al cuore emotivo della pellicola.
Non mi interessava fare un film dove i personaggi rispecchiassero il solito archetipo presente nello slasher e neanche che la risoluzione della storia fosse quella canonica, del tipo “l’ultima ragazza che rimane è quella con l’animo più puro e la morale più alta” e via dicendo. Volevo essere sincero con lo spettatore, verso il film e soprattutto verso i personaggi che avevo creato, a prescindere da ciò il genere insegna o da quello che i fan del genere si aspettano. Ho preferito compiere una scelta di questo tipo, usare una logica onesta piuttosto che pensare a ciò che si sarebbe aspettato succedesse secondo schemi tradizionali.
In tutto ciò penso che i pericoli dell’eccesso sia una parte molto importante di un film di questo tipo e trovo sia importante che ogni personaggio abbia il sui punto di vista su di esso. Quello di Pearl magari, come ho detto prima, può non essere condivisibile, perché mosso da sentimenti e una visione etica piuttosto distorta, ma è onesto e contribuisce a creare il cuore emotivo della pellicola.
Dalla struttura del film si è passati a degli interrogativi riguardo il casting e a come il regista ha lavorato con i vari attori provinati, soprattutto Jenna Ortega, Brittany Snow.
Devo ammettere che non conoscevo Jenna prima di incontrarla per il provino, che è avvenuto su Zoom, ma è stata sensazionale da quel momento fino alla fine della lavorazione del film e senza dubbio merita la candidatura a status di Scream Queen. Abbiamo parlato molto prima dell’inizio delle riprese ufficiali e lei è stata straordinaria nel cercare di capire lo script nei minimi dettagli, così come il senso del film profondo e di una tipologia di personaggio che lei non si era mai trovata ad impersonare. Ho visto in lei un certo tipo di fuoco e di ambizione che ben si sintonizzava con quelli dei giovani protagonisti.
Per Brittany vale un po’ lo stesso discorso: è stata fautrice di un grande provino, sempre su Zoom, e mi ha raccontato di un film di anni prima a cui non ha potuto partecipare per vari motivi e che voleva prendere quindi parte a questo non solo per la bellezza del progetto, ma prima di tutto per se stessa. Quindi, anche con lei, ho trovato una grande motivazione e un ottimo matrimonio di intenti con ciò che doveva muovere il suo personaggio sullo schermo.
Entrambe, così come tutti quanti gli altri attori, hanno colto l’atmosfera anche ironica del film e ciò che concerne la fatica e la meticolosità di fare un film, seppur giocoso.
Una parola in più è stata spesa giustamente per Mia Goth, alle prese con un doppio ruolo all’interno della pellicola.
La speranza di avere la stessa attrice per i due ruoli del film c’era sin dai primissimi passi della concezione del progetto. Il problema era trovare un interprete all’altezza e un altrettanto adatto comparto di trucco e di effetti speciali.
Mia è stata la seconda persona che ho incontrato nella preparazione del film e all’epoca non aveva assolutamente idea di cosa avevo in mente per lei, ma quando gliel’ho svelato non stava nella pelle, si è rivelata entusiasta e completamente rapita dalla prospettiva che le stavo proponendo.
Come mi ha parlato di Maxine e la sua idea di come potesse entrare in relazione con Pearl mi ha convinto totalmente a puntare su di lei.
Però, sai, forse la vera ragione per cui ho fatto questa scelta è perché, nonostante i due personaggi siano due entità diverse nel film, di fatto essi sono la stessa persona.
Infine è stato chiesto al regista di nuovo della concezione del personaggio di Pearl, anche perché è notizia ufficiale che sarà anche al centro di un prequel stand alone di X – A Sexy Horror Story già girato e pronto per uscire. Non escludendo tra l’altro neanche l’idea di uno spin-off su Maxine, ma su questo nulla è stato fatto ancora.
Come ho già detto, la maggior parte degli slasher non hanno un villain con quelle caratteristiche, la cui presenza invece trovo sia un elemento in grado di modernizzare l’intera pellicola. Avere un cattivo del genere ti dà da pensare anche dopo che la visione è terminata, non eticchettandolo solamente come il solito spirito malvagio arrivato a terrorizzare gli sventurati di turno.
La verità è fin dall’inizio l’idea era “invecchiare fa paura, facciamo un film horror su questo.“.
Ho scritto il film prima ancora di sapere che avrei fatto un prequel, anche se il prequel è già pronto. Il fatto di averlo realizzato in back to back mi ha permesso di girare X – A Sexy Horror Story con il background del personaggio di Pearl proveniente dalla scrittura dell’altra pellicola, che è uno stand alone. Anche questo mi ha permesso di dare maggiore tridimensionalità al personaggio.
X – A Sexy Horror Story è disponibile nelle sale italiane dal 14 luglio 2022 con Midnight Factory