La SEC vuole vederci chiaro sul significato di alcuni tweet postati da Elon Musk durante le prime fasi di frizione con Twitter. Cosa intendeva Musk, quando aveva pubblicamente intimato a Twitter di fornire maggiori informazioni sul numero di bot presenti sul social? Aveva già scelto di ritirare la sua proposta d’acquisto, o si trattava effettivamente di un ultimatum?

La risposta a questa domanda non è di secondaria importanza. Ma facciamo un passo indietro. Tre mesi fa Elon Musk ha presentato una proposta per acquistare Twitter, che si era impegnato ad acquistare per la cifra di 44 miliardi di dollari. Essendo la compensazione prevista per gli azionisti ampiamente superiore al reale valore di borsa della società, il CdA di Twitter aveva deciso di accettarla.

Sarebbe dovuto seguire un iter piuttosto lineare. Dopo il voto del board, la parola sarebbe passata all’assemblea degli azionisti, che certamente avrebbe accettato la vantaggiosa proposta di Musk. Ma le cose non sono andate così.

I rapporti tra Elon Musk e Twitter si fanno improvvisamente tesi. La società sostiene che il numero di account fake presenti su Twitter è inferiore al 5% sul totale. Elon Musk contesta il dato, sostenendo che siano molti di più e accusando l’azienda di mentire.

Così il 17 maggio Elon Musk scrive su Twitter di aver messo in pausa l’operazione di acquisizione. “L’accordo non potrà proseguire finché il CdA di Twitter non mi fornirà le prove che i bot sono meno del 5%”, scriveva il miliardario. E così è stato: l’operazione non è più proseguita di un millimetro, finché pochi giorni fa gli avvocati di Elon Musk non hanno formalmente comunicato alla SEC il ritiro della proposta d’acquisto, accusando Twitter di aver violato i suoi obblighi contrattuali, sabotando la buona riuscita delle trattative.

“L’accordo non potrà proseguire”. Proprio queste parole hanno fatto scattare i sospetti dell’autorità statunitense. Ma non è che Musk – si chiede la SEC – avesse già deciso di ritirare la sua proposta a maggio, cioè ben due mesi prima di quando è stata mandata una comunicazione formale all’agenzia? Se questo fosse il caso, si tratterebbe di una grave infrazione.

Pronta la risposta dell’avvocato del miliardario, Mike Ringler: “il tweet non è sufficiente a valutare le reali intenzioni dell’imprenditore”, ha tuonato. Secondo Ringler il tweet andrebbe interpretato letteralmente, senza dietrologie: Musk aveva messo in chiaro di voler continuare l’accordo, a patto che il management Twitter si fosse dimostrato più collaborativo. Cosa che, continua l’avvocato, non è mai successa.

Basterà per placare gli scrupoli della SEC? In caso contrario, il mancato accordo con Twitter potrebbe costare carissimo ad Elon Musk. Il miliardo di dollari di penale sarebbe soltanto la punta dell’iceberg.