Sul relitto di una nave, in una zona a tutt’oggi ancora sconosciuta in quanto coperta da pietre in una cavità molto scomoda da raggiungere, avvicinata all’epoca romana e risalente al 60 A.C. e stanziata sui fondali nei pressi dell’Isola di Creta, sono stati rinvenuti dagli archeologici (che da anni lavorano in questo sito ritenuto molto interessante sotto l’aspetto storico), la testa marmorea di una statua di Ercole, l’eroe della mitologia greca e romana e o resti corrosi di un dispositivi che a tutt’oggi viene indicato come il più antico “computer analogico” il meccanismo di Antikytera.
Oltre alla testa dell’uomo barbuto (che viene ricondotta ad Ercole e che potrebbe far parte della famosa
statua senza testa ritrovata nel 1900 “Eracle di Antikytera”), sono stati scoperti anche resti umani (denti
nello specifico): quest’ultimi darebbero conferma al fatto che la nave (lunga circa una quarantina di metri),
avrebbe solcato questi mari 2000 anni fa circa in navigazione verso Roma. La stessa però non sarebbe mai riuscita a raggiungere la destinazione a causa di una tempesta che la fece scontrare con le rocce senza lasciare scampo a nessuno di coloro che era a bordo.
Infine, molto intrigante e importante per la scienza archeologica è sicuramente il ritrovamento del
meccanismo di Antikytera: nello specifico si tratta di una serie di ingranaggi in bronzo che all’epoca
venivano utilizzati per prevedere eclissi solari, tracciare i movimenti del sole, della luna, delle stelle e dei
cinque pianeti conosciuti dai greci all’epoca, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.