Intervista a Gianni Zhang, direttore del FánHuā Chinese Film Festival

Intervista a Gianni Zhang, direttore del FánHuā Chinese Film Festival

La prima edizione del Fán Huā Chinese Film Festival si è svolta a Firenzedal 14 al 17 ottobre per poi spostarsi anche a Milano. L’evento è organizzato dalla Zhong Art International, attiva dal 2013 con sede a Firenze e uffici a Pechino, Chongqing e Zhengzhou, presieduta dal fondatore Xiuzhong Zhang. Abbiamo avuto modo di incontrare e parlare al direttore nonché ideatore del Festival, Gianni Zhang e questo è quello che ci ha raccontato.

Il FánHuā Chinese Film Festival il cui nome significa una varietà di fiori che sbocciano è ideato e diretto da Gianni Zhang, imprenditore cinese di successo nel campo dell’arte contemporanea, con la sua Zhong Art International, che da anni vive e lavora nel capoluogo toscano. Il festival inoltre si avvale, per la selezione dei film, di un nome noto nel campo della cinematografia orientale, quello del critico Paolo Bertolin, che ha lavorato come selezionatore alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

FánHuā Chinese Film Festival si svolge nella cornice del cinema La Compagnia di Firenze e racconta la Cina di ieri e di oggi con 11 film.

FánHuā Chinese Film Festival ha come focus quello di offrire offrire un’opportunità di incontro e conoscenza cinematografica e culturale reciproca, con un accento posto sulle nuove leve di una cinematografia vitale e composita.

Di seguito il trailer di presentazione pubblicato su YouTube:

Creare legami tra Italia e Cina, grazie al cinema

Intervista a Gianni Zhang, direttore del FánHuā Chinese Film Festival

Il neonato festival FánHuā andrà ad ampliare e rafforzare le già intense e positive relazioni tra Italia e Cina. A Prato esiste una delle principali comunità cinesi d’Italia, che ha trovato spazio nella produzione manifatturiera del tessile e di altri settori legati alla moda. Ma molto c’è da fare ancora per implementare gli scambi culturali, per promuovere la reciproca conoscenza di tradizioni, storie, immaginario, racconti.

Il titolo della rassegna 繁花, letteralmente “varietà di fiori che sbocciano”, fa riferimento con un’immagine poetica alla florida e variegata produzione di opere cinematografiche che si sta sviluppando in Cina. L’intero festival è un viaggio nella Cina contemporanea, quella meno conosciuta e più autentica, oltre gli stereotipi.

Ecco cosa ci ha raccontato Gianni Zhang a proposito del suo progetto:

La Zhong Art International ha voluto ampliare la cerchia proprie attività in campo artistico dedicandosi anche alla settima arte: abbiamo ideato questo Festival di Cinema, che si terrà a Firenze, per avvicinare il pubblico italiano alle molteplici realtà della Cina di ieri e di oggi, coinvolgendo anche i residenti cinesi dell’area fiorentina e pratese e mostrando così alle generazioni cresciute in Italia il proprio paese d’origine che non sempre conosce. È un invito per tutti a conoscere ambienti di straordinaria bellezza e tradizioni millenarie, ad esplorare le varie esistenze di un popolo nella loro quotidianità, per scoprire ed apprezzare il fascino della Cina nelle sue diversità.

Il FánHuā Chinese Film Festival, fornisce l’approfondita conoscenza della cultura cinese raccontata dai film in programma; per il valore culturale delle opere presentate, una selezione della migliore cinematografia cinese contemporanea; per il rafforzamento dei rapporti bilaterali Italia-Cina che può generare. La scorsa edizione ha avuto molto successo cosa farà per la prossima?

Il lavoro di selezione dei film per la prima edizione era già iniziato l’anno scorso perché il progetto di questo festival è qualche cosa che si è costruito lungo un arco di tempo che data ormai 3 anni fa. Originalmente l’idea era quella di fare un festival nel 2020. Alcuni film erano già stati opzionati, film validi e aveva senso mantenere questo programma e ampliarlo. L’anno scorso si doveva fare una sorta di “anno zero” con 4 o 5 film. Si trattava veramente di una piccola rassegna sul cinema per mettere le basi per quello che poi doveva essere un vero e proprio festival. E che, in termini di progettualità, dovrebbe diventare qualcosa di più esteso sia per la durata che per numero di film. L’edizione è andata benissimo soprattutto per la partecipazione del pubblico di Firenze e l’obbiettivo è coinvolgere di più la comunità cinese. Anche l’edizione a Milano è andata molto bene e abbiamo avuto molto supporto dal comune e dai consolati sia di Firenze che di Milano. Non si tratta di un festival che vuole fare competizione all’interno dell’ecosistema dei festival italiani, ma che vuole portare i film alla platea fiorentina. Non abbiamo necessariamente ricercato delle prime internazionali, europee o italiane. Quello che ci interessava era portare il cinema più cinese attraverso le sue identità diverse alla platea fiorentina.

Intervista a Gianni Zhang, direttore del FánHuā Chinese Film Festival

Il supporto delle istituzioni locali è stato utile, anche attraverso i giornali?

Sì, è stato molto utile sia il comune che le altre istituzioni che ci rappresentano. La discussione sulla diversità, sulla molteplicità di queste identità si è ramificata su varie dimensioni e grazie ai film presentati riusciamo a dare una bella visione. Anche Giani è stato presente insieme al presidente della sezione cultura.

Quale direzione direbbe che stia prendendo la scena cinematografica cinese in questi giorni?

In questo momento, anche per via del Covid, il cinema cinese conosce un grandissimo boom commerciale sul mercato interno. La produzione locale ha un controllo molto forte e solido di quello che è il botteghino cinese in questo momento. C’è una flessione rispetto ai dati di box office degli anni scorsi, ma molto più contenuta che in altre realtà globali. E ciò ha permesso, in quest’ultimo anno, di registrare dei risultati impressionanti per alcuni dei titoli più commerciali che sono usciti. Questo cinema cinese che funziona molto bene con il pubblico locale è però anche un cinema estremamente isolato e cioè non funziona altrettanto bene nel momento in cui attraversa i propri confini. E si va a scoprire che sono film che fanno riferimento a una serie di coordinate culturali e storiche che sono molto locali.

Intervista a Gianni Zhang, direttore del FánHuā Chinese Film Festival

Qual’è il punto di forza del Fán Huā Festival, la proiezione del 25 luglio nel Piazzale degli Uffizi sarà una bella occasione?

È un festival nato da poco è deve cercare il suo pubblico, costruirsi una reputazione. Inoltre c’è un detto in cinese che dice: “è più difficile spezzare dieci pezzi di legno che due soli”. Credo che questo valga per tutti i progetti, l’obiettivo con queste iniziative è creare un sistema coeso dove far conoscere la cultura cinese tramite il cinema e l’arte in modo tale che entrambe le comunità possano parlare la stessa lingua. Credo che la cosa molto bella e importante fin qui riscontrata è che da un lato c’è stato un forte sostegno da parte delle autorità locali. A livello della città di Firenze e della Regione Toscana c’è stato un tentativo di creare un collegamento culturale che vuole veramente lavorare su un processo di comprensione reciproca. Trovo che sia stato coraggioso fare ciò in questo momento in particolare. Perché la Cina, a parte il suo appeal come grande mercato, subisce ancora molti pregiudizi.

Il lavoro con la Zhong Art International come sta andando? Ci sarà una nuova mostra prossimamente?

Sì, stiamo lavorando a una nuova mostra che si inaugura ad Ottobre (il 28 Ottobre, durerà un mese) a La Fabbrica di Vapore di Milano. Sarà dedicato a un’artista moderno cinese molto interessante. Abbiamo fatto questa mostra per far conoscere la cultura cinese e la sua pittura tradizionale e capire come leggerla e interpretarla. Ci saranno anche dei video interattivi per mostrare come vengono realizzate queste opere d’arte.

Questo è un altro fattore che dobbiamo ammettere: lavorare sulla cultura, come fa da anni Gianni Zhang in ambito dell’arte contemporanea, e sul cinema, è un importante strumento di comprensione reciproca in termini di identità e di domande umane. Quindi questa idea di creare un canale di reciproco avvicinamento e comprensione è lo scopo che guida rispetto a quello che è stato fatto.

 

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