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Deepfake, il finto sindaco di Kiev inganna i sindaci di Berlino, Madrid e Vienna

I russi hanno utilizzato la tecnologia deepfake per impersonare Vitaly Klitschko, il sindaco di Kiev. L'inganno è stato scoperto dal sindaco di Berlino.

Deepfake, il finto sindaco di Kiev inganna i sindaci di Berlino, Madrid e Vienna

I russi sono riusciti ad impersonare il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, contattando con successo diversi sindaci e politici occidentali. Un raggiro sofisticato, consentito dalle più moderne tecnologie di deepfake, le intelligenze artificiali che sono in grado di ‘rubare’ il volto e la voce di una persona, replicandoli alla perfezione.

A lanciare l’allarme è l’ufficio del sindaco di Berlino, Franziska Giffey. Il comune aveva ricevuto una videochiamata dal presunto sindaco di Kiev, immediatamente raccolta dalla prima cittadina. Nonostante quello in camera sembrasse in tutto e per tutto Klitschko, la videochiamata è stata interrotta anzitempo, dopo che alcuni commenti irrispettosi del presunto sindaco avevano insospettito i collaboratori della Giffey.

Insomma, si sono accorti che – al di là delle apparenze – quello in videochiamata non poteva essere il vero sindaco di Kiev. Non è chiaro il fine dell’operazione. Secondo il comune di Berlino, i russi avrebbero impersonato il sindaco ucraino con lo scopo di indebolire i rapporti tra Germania e Ucraina, alimentando i dubbi e le diffidenze.

Il comune di Berlino ha ribadito che i sospetti non sono dipesi da un difetto della tecnologia deepfake: quella in videoconferenza sembrava a tutti gli effetti una persona in carne ed ossa. Piuttosto, sarebbero stati i commenti – sgradevoli e inverosimili – messi in bocca al sindaco fittizio ad aver fatto suonare diversi campanelli d’allarme. Ad esempio i russi avrebbero fatto dire a Klitschko di mettere sotto osservazione i profughi ucraini, rei di “approfittare del welfare ucraino quando dovrebbero essere in patria a combattere”.

A quel punto la comunicazione è stata interrotta con una scusa. Il comune di Berlino ha quindi tempestivamente contattato l’ambasciata ucraina, ottenendo conferma che quello in videochiamata non fosse il vero sindaco di Kiev.

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