«Tesla ha spiato i dipendenti sui social network», l’accusa dei media mette in difficoltà Elon Musk
Tesla è stata accusata di aver spiato l'attività sui social dei suoi dipendenti, nel tentativo di bloccare sul nascere l'attività sindacale degli operai.
Tesla è stata accusata di aver usato un’azienda esterna per spiare l’attività sui social dei suoi dipendenti, nel tentativo di monitorare e bloccare sul nascere eventuali iniziative di sindacalizzazione.
Lo rivela un’inchiesta della CNBC: la casa automobilistica avrebbe sorvegliato i suoi dipendenti tra il 2017 e il 2018. Negli stessi anni alcuni operai avevano iniziato a discutere la possibilità di aderire ad un sindacato. L’attività è stata commissionata alla MWW, uno studio che si occupa di public relation.
La MWW ha ricevuto istruzione di spiare i gruppi sui social network dei dipendenti, segnalando ogni conversazione che avesse per tema le condizioni di lavoro all’interno di Tesla: dai salari troppo bassi alle denunce per molestie.
La notizia esce in un contesto tutto fuorché sereno per le grandi industrie tecnologiche americane. Dagli operati di Amazon ai dipendenti degli Apple Store: per la prima volta i lavoratori statunitensi stanno ricorrendo con successo allo strumento dei sindacati per ottenere maggiori tutele e salari più alti.
Un magazzino di Amazon, nello Staten Island, ha approvato la formazione di un’associazione di rappresentanza dei lavoratori. Non era mai successo prima che un sindacato entrasse all’interno di un magazzino americano del colosso.
Tesla avrebbe utilizzato le informazioni ottenute sui social per rendere più efficaci le sue campagne di comunicazione, in modo da avere tutte le risorse per convincere gli operai a non aderire ai sindacati.
Il National Labor Relations Act vieta ogni attività di spionaggio da parte del datore di lavoro nei confronti dei dipendenti, soprattutto se la sorveglianza viene ordinata con l’obiettivo di scoraggiare le attività sindacali. Tesla non ha ancora risposto alle accuse, mentre la MWW ha dichiarato di non aver condotto attività di spionaggio clandestino. «Abbiamo raccolto esclusivamente informazioni pubblicate in spazi pubblici e aperti, mentre non sono state monitorate le attività in gruppi o chat solo su invito», ha dichiarato un portavoce dello studio.