Dallo scorso 3 marzo è disponibile sul catalogo di Disney+ la serie The Dropout. Parla della storia di Theranos e della sua fondatrice, Elizabeth Holmes. La serie ripercorre piuttosto fedelmente l’assurda storia di quella che è stata definita «la più grande frode della Silicon Valley», vale a dire, le vicende di un’azienda che raccolse miliardi di dollari mentendo ai suoi investitori, ai clienti e, più in generale, all’intera opinione pubblica. Il tutto giocando con la salute delle persone.
Theranos sosteneva di avere una tecnologia in grado di rivoluzionare la medicina e rendere i prelievi e le analisi del sangue molto più accessibili e indolori. Non era vero nulla. Il caso di Theranos ha mostrato al mondo tutte le contraddizioni del capitalismo moderno, ha ridicolizzato il giornalismo approssimativo ed iper-compiacente ed ha contribuito ad uccidere quella mitologia della contemporaneità americana, composta da imprenditori infallibili che hanno fondato imperi dal garage della casa dei loro genitori. Anche per questo, The Dropout è una visione d’obbligo. E se non avete Disney+ o il tempo per guardarvi la serie, la storia di Theranos ve la raccontiamo noi.
Un’idea da 9 miliardi di dollari
La promessa di Theranos era semplicemente troppo bella per essere vera, e forse proprio per questo è stata in grado di ammaliare aziende quotate in borsa, politici, fondi d’investimento e giornalisti. Una sola goccia di sangue per consentire 240 diverse analisi del sangue, dal diabete all’HIV. Chi ha fatto un prelievo del sangue almeno una volta in vita sua sa benissimo quanto possa essere un’esperienza poco piacevole. E, soprattutto, sa che di sangue non ne basta una goccia. A seconda del numero di analisti che devono essere effettuate, in alcuni casi è necessario riempire diverse fialette. L’incubo peggiore di ogni emofobico.
Ma Theranos prometteva di cancellare questa ‘insopportabile noia’ una volta per tutte, grazie ad un macchinario rivoluzionario: Edison, un dispositivo poco più grande di un microonde e che, pertanto, poteva essere installato in qualsiasi studio medico, o addirittura nei supermercati.
Insomma, Theranos aveva messo sul piatto la possibilità di stravolgere completamente la medicina, rendendo le donazioni del sangue più semplici, rapide e meno invasive. In gioco c’era la possibilità di salvare milioni di vite ogni anno, favorendo la diagnosi di patologie potenzialmente letali.
L’azienda nasce nel 2007 dall’idea di una giovanissima Elizabeth Holmes, all’epoca appena diciannovenne e fresca di ritiro dagli studi. Era iscritta a Stanford. In poco tempo salgono a bordo Larry Ellison – il co-fondatore di Oracle che finanzierà l’acquisizione di Twitter di Musk – e Tim Draper, che, senza farsi grosse domande sul funzionamento della tecnologia, le firmano un assegno da 6,9 milioni di dollari. Poi è il turno della famiglia Walton, di Rupert Murdoch e Betsy DeVos. Nei primi anni di vita Theranos ottiene finanziamenti per 700 milioni di dollari, raggiungendo una quotazione di 9 miliardi di dollari.
E non solo i soldi. Arrivano rapidamente anche i primi agganci importanti. Nel corso di un decennio, il CdA dell’azienda diventa un dream team composto da ex politici navigati, star del mondo dell’imprenditoria e perfino generali dell’esercito. Ci sono tutti: Henry Kissinger, George Schultz, Richard Perry e il generale Jim Mattis, che pochi anni dopo avrebbe fatto parte della squadra di ministri di Donald Trump.
Theranos diventa così il nuovo unicorno della Silicon Valley. Ne iniziano a parlare tutti, la Holmes finisce sulla copertina di Forbes e nelle prime pagine dei quotidiani. I giornalisti la amano: hanno trovato il nuovo Steve Jobs, un nuovo genietto che con la sua startup sta per cambiare il mondo. E questa volta è donna. E questa volta non vende ciarpame tecnologico, ma ha un macchinario magico in grado di fare del bene al mondo. È la storia perfetta. E tutti la pubblicano senza fare domande.
Fake it till you make it… o si fa male qualcuno
Theranos si trova così ad avere i soldi – tanti -, l’attenzione dei media, l’interesse degli investitori che fanno a gare per prestare altro denaro e mettere le mani sulle quote dell’azienda, e perfino gli agganci politici. C’è davvero tutto quello che serve per scrivere una storia di successo nel libro d’oro della Silicon Valley.
O meglio, quasi tutto. Manca un prodotto funzionante. Manca la minima sostanza nella storia che Elizabeth Holmes e Theranos hanno raccontato per anni al mondo. Nonostante tutti gli sforzi del team di brillanti ingegneri, medici e scienziati assunti dalla Theranos, Edison non funziona. Nessuno all’interno di Theranos ha davvero idea di come svolgere più di 200 analisi utilizzando esclusivamente una singola goccia di sangue. Non ne hanno idea perché è fantascienza e con la tecnologia attuale non è possibile. Probabilmente non lo sarà mai.
Questo gli investitori non lo sanno, né tantomeno lo sanno i giornalisti. Non la sa nemmeno Walgreens, che tra il 2014 e il 2016 decide di inaugurare ben 41 centri di benessere della Theranos nei suoi punti vendita. Eh già, perché dei problemi di Edison la Theranos decide di fregarsene, iniziando comunque a mandare il suo prodotto difettoso sul campo, analizzando il sangue di migliaia di pazienti ignari in tutti gli Stati Uniti d’America.
Del resto, il motto della Silicon Valley è sempre stato ‘fake it till you make it‘. Fingi finché non ottieni il successo e tutto va come il CEO genietto di turno aveva sognato fin dall’inizio. E quando finalmente succede, le azioni schizzano le stelle e i conti corrente vengono pompati di soldi. Il problema è che la Theranos non vende smartphone, né gestisce un social network. La Theranos, in teoria, dovrebbe fornire analisi che poi i medici sono chiamati ad utilizzare per prescrivere farmaci e prendere decisioni sulla salute dei loro pazienti.
La più grande truffa della storia della Silicon Valley
Theranos se ne frega di non avere una macchina per le analisi funzionante, così decide di sorvolare grazie ad una serie di stratagemmi. Ad esempio utilizzando i macchinari delle aziende concorrenti, che però sono calibrati per funzionare con diversi decilitri di sangue. Altro che goccia. Così i tecnici dell’azienda decidono di diluire il sangue dei pazienti per farle funzionare comunque.
Non bastasse, l’azienda non riesce neppure a gestire la logistica. A volte i campioni di sangue raccolti in giro per gli USA vengono lasciati a lungo nel parcheggio della sede centrale della Theranos, finendo – letteralmente – per cuocere sotto al sole.
I risultati delle analisi fanno pietà. Ad almeno una cliente dei centri benessere della Walgreens viene diagnosticato l’HIV. Giorni di panico, ansie e depressione. Poi dai test successivi – questa volta svolti con competenza – è risultato che era sana come un pesce. Ad una donna in cinta viene diagnosticato un aborto spontaneo. Altri momenti di panico, ansie e depressione. Un’altra vita potenzialmente rovinata. Fortunatamente non era vero nemmeno quello. Questa macchina criminale continua ad andare avanti indisturbata per mesi, finché un giornalista non decide di ficcare il naso.
Nel 2015 il Wall Street Journal pubblica in prima pagina un articolo firmato dal giornalista John Carreyrou. Si parla di Theranos, ma questa volta senza toni compiacenti. Questa volta il giornalista ha fatto il suo lavoro: ha intervistato diversi dipendenti dell’azienda, nonostante i blindatissimi patti di riservatezza che avevano dovuto firmare. Vengono a galla tutti i segreti, il mondo scopre che Theranos è un impero multi-miliardario fondata su bugie e nient’altro. Le smentite, i tentativi di bloccare la pubblicazione dell’articolo e le minacce legali non servono a nulla. In poco tempo Theranos passa da una valutazione di 9 miliardi di dollari a zero. Nel 2018 l’azienda viene liquidata definitivamente.
Nello stesso periodo Elizabeth Holmes passa dall’essere la prima donna self-made bilionaire a non avere più nulla. Tutto sparito. E iniziano i guai con la legge.
Dopo un processo seguito con estrema attenzione dalla stampa e dall’opinione pubblica mondiale, nel 2021 la Holmes viene condannata per frode e ora rischia fino a 20 anni di carcere. Il processo contro il COO ed ex fidanzato della Holmes, Ramesh Balwani, è iniziato lo scorso marzo e deve ancora concludersi.