Don’t Worry Darling: trailer e prima immagine dal film di e con Olivia Wilde

Dont Worry Darling Styles cover

Dalla New Line Cinema arriva Don’t Worry Darling, il nuovo film diretto da Olivia Wilde (che come cineasta ha già convinto pubblico e critica con “La rivincita delle sfigate”), e interpretato dalla la stessa Wilde, Florence Pugh (nominata all’Oscar per “Piccole donne” e nota anche per “Black Widow”), Harry Styles, Gemma Chan, KiKi Layne e Chris Pine. Warner Bros. ha rilasciato la prima immagine e il primo trailer della pellicola, che vi presentiamo sia in versione originale che nell’adattamento italiano.

Nel cast anche Nick Kroll, Sydney Chandler, Kate Berlant, Asif Ali, Douglas Smith, Timothy Simons e Ari’el Stachel.

La Wilde ha diretto il film da una sceneggiatura scritta dalla sua autrice di “Le rivincita delle sfigate” Katie Silberman, basata su una storia di Carey Van Dyke e Shane Van Dyke (“Chernobyl Diaries – La mutazione”) e la Silberman. Il film è prodotto da Olivia Wilde, Katie Silberman, Miri Yoon e Roy Lee, mentre Richard Brener, Celia Khong, Alex G. Scott, Catherine Hardwicke, Carey Van Dyke e Shane Van Dyke sono i produttori esecutivi.

Questa la sinossi ufficiale:
Alice (Pugh) e Jack (Styles) hanno la fortuna di vivere nella comunità idealizzata di Victory, la città realizzata da un’azienda sperimentale che ospita, assieme alle loro famiglie, gli uomini che lavorano al progetto top-secret Victory. L’ottimismo sociale degli anni ’50 sposato dal loro amministratore delegato, Frank (Pine) – a metà tra un uomo d’azienda visionario ed un life coach motivazionale – fissa ogni aspetto della vita quotidiana di questo luogo utopico nel mezzo del deserto.
Mentre i mariti trascorrono ogni giorno all’interno del quartier generale del Victory Project lavorando allo “sviluppo di materiali innovativi”, le loro mogli, inclusa l’elegante partner di Frank, Shelley (Chan), passano il tempo a godersi la bellezza, il lusso e la dissolutezza della loro comunità. La vita è perfetta, ed ogni esigenza dei residenti viene soddisfatta dall’azienda. Tutto ciò che viene chiesto in cambio è discrezione e impegno incondizionato per la causa del progetto Victory.
Quando però iniziano ad apparire delle crepe nella loro vita idilliaca che rivelano qualcosa di sinistro sotto l’attraente facciata, Alice non può fare a meno di chiedersi esattamente cosa stiano facendo alla Victory e perché. Quanto sarà disposta a perdere Alice per far emergere cosa sta realmente accadendo in questo paradiso?

Il team che ha lavorato per la Wilde dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia due volte nominato all’Oscar Matthew Libatique (“A Star Is Born”, “Il cigno nero”), dalla scenografa Katie Byron (“Le rivincita delle sfigate “), dal montatore Affonso Gonçalves (“La figlia oscura”), dal compositore candidato all’Oscar John Powell (“Jason Bourne”), dal supervisore musicale Randall Poster (“No Time to Die”) e dalla costumista Arianne Phillips (“C’era una volta… a Hollywood”).

Leggi anche:

Oppenheimer

  • Comunicato stampa
Oppenheimer: in alcuni Paesi il nudo di Florence Pugh è stato "rivestito" digitalmente
Oppenheimer: in alcuni Paesi il nudo di Florence Pugh è stato "rivestito" digitalmente
Don't worry darling: stasera in prima tv il film di e con Olivia Wilde
Don't worry darling: stasera in prima tv il film di e con Olivia Wilde
Florence Pugh rivela che il cinema indipendente l'ha rifiutata dopo che si è unita alla Marvel
Florence Pugh rivela che il cinema indipendente l'ha rifiutata dopo che si è unita alla Marvel
Babylon, la recensione: diventare pazzi per arrivare Dio
Babylon, la recensione: diventare pazzi per arrivare Dio
A good person: prima foto dal film con Florence Pugh e Morgan Freeman
A good person: prima foto dal film con Florence Pugh e Morgan Freeman
My policeman: due featurette e nuove foto dal film con Harry Styles ed Emma Corrin
My policeman: due featurette e nuove foto dal film con Harry Styles ed Emma Corrin
Don't Worry Darling, la recensione: quando il derivativo diventa un'arma a doppio taglio
Don't Worry Darling, la recensione: quando il derivativo diventa un'arma a doppio taglio