“Basta disinformazione su YouTube, ecco le nostre proposte”. La lettera dei fact checker a Susan Wojcicki

«Basta disinformazione, YouTube deve cambiare», è questo l’appello contenuto nella lettera firmata da 80 associazioni e redazioni di fact checker. Lettera dai toni duri, che accusa la piattaforma di Google di essere uno dei principali canali di disinformazione di massa a livello mondiale.

Sarebbe YouTube ad aver introdotto milioni di persone alle teorie della cospirazione – dal terrapiattismo, ai NoVax, passando per QAnon – e ad alcuni dei contenuti di disinformazione più virali degli ultimi anni. La lettera è stata firmata anche dal team di fact checker della redazione del Washington Post. Due le firme dall’Italia: Open Fact-checking e Pagella Politica.

Nell’ultimo anno abbiamo visto prosperare ed espandersi oltre i confini nazionali diversi gruppi cospirazionisti, tra cui – ad esempio – il movimento internazionale Doctors for the Truth che, nato in Germania, è passato in Spagna e si è diffuso in America latina, il tutto su YouTube. Nel frattempo, milioni di utenti hanno visto video in greco e arabo che li incoraggiavano a boicottare le vaccinazioni o trattare le infezioni da COVID-19 con cure fasulle. E non c’è solo la COVID-19: da anni alcuni video su YouTube promuovono false cure per il cancro.

si legge nella versione in lingua italiana dell’appello, pubblicata sul sito di Open.

Da qui la proposta di quattro importanti azioni di riforma delle attuali policy di moderazione:

  • Un impegno per una trasparenza significativa in merito alla disinformazione sulla piattaforma: YouTube dovrebbe sostenere la ricerca indipendente sulle origini delle diverse campagne di disinformazione, la relativa portata e il loro impatto, nonché sulle modalità più efficaci per contrastare le informazioni false. Dovrebbe inoltre pubblicare la versione integrale della propria politica di moderazione in materia di disinformazione, compreso l’uso dell’intelligenza artificiale e quali dati la alimentano.
  • Oltre che sul rimuovere i contenuti per motivi di conformità legale, l’attenzione di YouTube dovrebbe focalizzarsi sul fornire agli utenti contesto e verifiche dei fatti, chiaramente sovrapposti ai video originali o come contenuti video aggiuntivi. Ciò è realizzabile solo stabilendo una collaborazione significativa e strutturata, assumendosi le proprie responsabilità e investendo sistematicamente nelle iniziative indipendenti di fact-checking in tutto il mondo che lavorano quotidianamente per risolvere questi problemi.
  • Agire contro i trasgressori recidivi che producono contenuti costantemente contrassegnati come disinformazione, in particolare quelli che monetizzano tali contenuti all’interno e all’esterno della piattaforma, impedendo ai suoi algoritmi di raccomandazione di promuovere contenuti prodotti da tali fonti di disinformazione.
  • Ampliare l’impegno attuale e futuro contro la disinformazione e l’informazione errata in lingue diverse dall’inglese e fornire dati specifici per Paese e lingua, nonché servizi di trascrizione che funzionino in qualsiasi lingua.

Per il momento da YouTube è arrivata una prima risposta, che ribadisce l’impegno della piattaforma per contrastare la disinformazione. «Nel corso degli anni – dichiara la portavoce Elena Hernandez – abbiamo investito molto in politiche e prodotti in tutti i Paesi in cui operiamo per connettere le persone a contenuti autorevoli, ridurre la diffusione della disinformazione borderline e rimuovere i video che violano le linee guida».

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