La storia di Babbo Natale

Il mito di Babbo Natale nasce dalla leggenda di san Nicola, vissuto nel IV secolo, che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre, ma andiamo a ripercorrere le tappe che hanno trasformato questo santo nell’icona del Natale.

Invecchiare serenamente, circondati dall’affetto di grandi e piccini non è impossibile: guardate Babbo Natale.

Rat-Man

 

Chi se non il grande Rat-Man di Leo Ortolani poteva donarci questo pensiero su Babbo Natale. Insomma Santa Klaus è uno di quei personaggi che fa sognare piccoli, ma anche grandi probabilmente perché tramandare la storia di questo lavoratore instancabile del 24 dicembre è un qualcosa che ci accompagna quasi per tutta la vita. Tuttavia la questione che affronteremo è quella delle origini di Babbo Natale cercando di farvi capire non se esiste, ma quando è esistito. Sì perchè dietro uno dei più riusciti esempi di personaggio immaginario, c’era una persona in carne e ossa.

Consci che le tradizioni su questo personaggio sono in ogni cultura, dall’oriente al mondo nordico (dovremmo scrivere un libro) in questo pezzo approfondiremo più l’aspetto dedicato al San Nicola di Myra, la trasformazione in America in icona “commerciale” e quello che ruota attorno a questo santo.

Le origini di Babbo Natale

Non dobbiamo studiare testi nordici o andare in Lapponia per ricercare chissà quale manoscritto per scovare le tradizioni di Babbo Natale. Ci si deve infatti spostare nella mediterranea Myra. Nel IV secolo d.C., nella città della Turchia, c’era un vescovo di nome Nicola: la sua fama di uomo santo era così diffusa che, cinque secoli dopo, circolavano ancora biografie miracolose su di lui. Ma quindi cos’avevano in comune san Nicola con Santa Claus? A parte il nome, per ora molto probabilmente l’iconica e leggendaria barba bianca. Tuttavia ci sono moltissimi elementi che legano i due personaggi, intanto dobbiamo ricordare che in difesa di Santa Claus c’è il frate domenicano Gerardo Cioffari, archivista della Basilica di san Nicola di Bari, che è riuscito a reintrodurre il giorno della festa del santo nel calendario religioso, giorno che viene festeggiato il 6 dicembre.

L’immagine che tutti conosciamo di San Nicola è quella di un vescovo con il Vangelo in mano e tre palle d’oro solitamente a terra: quelle sfere sono tre sacchetti di monete che il santo aveva donato di nascosto ad altrettante ragazze costrette a prostituirsi per saldare i debiti del padre. Attraverso una finestrella, nel cuore della notte Nicola avrebbe passato alle ragazzi i sacchetti per saldare i debiti, salvandole.

L’idea che San Nicola era il protettore dei bambini viene proprio dall’aneddoto delle tre fanciulle

Questa storia diede a Nicola la fama inoltre anche quella di generoso portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità. Ma il rapporto con i bambini nasce tuttavia da una truce storia medioevale degna dei racconti di Edgar Allan Poe: una notte tre ragazzi chiedono ospitalità in una locanda; l’oste e sua moglie li accolgono volentieri perché hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti. Il racconto circolava prevalentemente nelle scuole ecclesiastiche, dove, il 28 dicembre, si celebrava la Festa degli innocenti. In occasione di questa versione cristianizzata dei Saturnali, la scalmanata festa pagana dell’antica Roma, gli studenti eleggevano il “vescovello”, una specie di dio Saturno romano che presiedeva ai festeggiamenti ed elargiva doni.

Un altro episodio leggendario (che poi verrà ripreso dall’icona classica di Babbo Natale) riguarda il suo salvataggio di tre soldati innocenti, che rischiavano di essere decapitati perché scambiati per ladri. Secondo la storia, il vescovo sarebbe apparso in sogno all’imperatore Costantino e gli avrebbe ordinato i liberare gli accusati: almeno, così lo troviamo dipinto da Giotto nella Basilica Inferiore di san Francesco ad Assisi. Il mito rivela quindi il dono dell’ubiquità, cioè la capacità di essere nello stesso momento in due luoghi diversi.

Non la chiamiamo in questo modo, ma la presupponiamo l’ubiquità anche per Santa Claus, che nell’arco di una notte regala doni ai bambini in tutto il mondo.

Ma non c’è soltanto la Turchia nelle origini di Babbo Natale. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’uso di commemorare l’episodio delle tre fanciulle con lo scambio di doni nel giorno del santo (6 dicembre). L’usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige): la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino fa concorrenza a Babbo Natale. I bambini cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei più meritevoli. Questa storia è un’altra sezione della leggenda di San Nicola che sfocia con gli affascinanti e terribili Krampus, i fedeli demoniaci servitori dello stesso vescovo.

Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico, ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus.

I festeggiamenti poi si spostarono dai primi di dicembre alla festa vicina più importante, il Natale. L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Ma prima di Moore ci fu un’altro importante tassello per la storia di Babbo Natale. San Nicola sarebbe infatti rimasto nella mente degli ugonotti che s’imbarcavano per cercare fortuna negli Stati Uniti. Proprio nell’Ottocento risale la prima ricorrenza di san Nicola in terra americana, ma il vero cambiamento lo si deve a Washington Irving, scrittore della New York Historical Society.  In una serie di racconti popolari, Irving racconta di una statua su una nave olandese che, animatasi di vita propria, giunta nel porto di New York distribuisce doni ai bambini di New York lanciandoli nei camini.

Ma il primo Santa Claus, unito da un’improbabile sovrapposizione di personaggi nordici e non solo, fu nel 1823, quando comparve una poesia dedicata a un “Santa Claus” che viaggiava su una slitta trainata da renne. L’iconografia si cristallizzò più tardi, nel 1875, quando una pittrice svedese, Jenny Nyström, lanciò una serie di cartoline augurali con le prime immagini di un Babbo Natale moderno, vestito però di verde.

Il Santa Claus invece che si è imposto nell’immaginario collettivo si deve tuttavia a un altro scrittore sempre americano, Clement Clark Moore, e a una sua filastrocca su san Nicola che, vestito di pelliccia, portava doni ai bambini nella vigilia di Natale. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo sin da subito, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

Testo Originale della Filastrocca

Twas the night before Christmas, when all thro’ the house
Not a creature was stirring, not even a mouse;
The stockings were hung by the chimney with care,
In hopes that St. Nicholas soon would be there;
The children were nestled all snug in their beds,
While visions of sugar plums danc’d in their heads,
And Mama in her ‘kerchief, and I in my cap,
Had just settled our brains for a long winter’s nap —
When out on the lawn there arose such a clatter,
I sprang from the bed to see what was the matter.
Away to the window I flew like a flash,
Tore open the shutters, and threw up the sash.
The moon on the breast of the new fallen snow,
Gave the lustre of mid-day to objects below;
When, what to my wondering eyes should appear,
But a minature sleigh, and eight tiny rein-deer,
With a little old driver, so lively and quick,
I knew in a moment it must be St. Nick.
More rapid than eagles his coursers they came,
And he whistled, and shouted, and call’d them by name:
“Now! Dasher, now! Dancer, now! Prancer and Vixen,
On! Comet, on! Cupid, on! Dunder and Blixem;
To the top of the porch! To the top of the wall!
Now dash away! Dash away! Dash away all!”
As dry leaves before the wild hurricane fly,
When they meet with an obstacle, mount to the sky;
So up to the house-top the coursers they flew,
With the sleigh full of toys — and St. Nicholas too:
And then in a twinkling, I heard on the roof
The prancing and pawing of each little hoof.
As I drew in my head, and was turning around,
Down the chimney St. Nicholas came with a bound:
He was dress’d all in fur, from his head to his foot,
And his clothes were all tarnish’d with ashes and soot;
A bundle of toys was flung on his back,
And he look’d like a peddler just opening his pack:
His eyes — how they twinkled! His dimples: how merry,
His cheeks were like roses, his nose like a cherry;
His droll little mouth was drawn up like a bow,
And the beard of his chin was as white as the snow;
The stump of a pipe he held tight in his teeth,
And the smoke it encircled his head like a wreath.
He had a broad face, and a little round belly
That shook when he laugh’d, like a bowl full of jelly:
He was chubby and plump, a right jolly old elf, And I laugh’d when I saw him in spite of myself;
A wink of his eye and a twist of his head
Soon gave me to know I had nothing to dread.
He spoke not a word, but went straight to his work,
And fill’d all the stockings; then turn’d with a jerk,
And laying his finger aside of his nose
And giving a nod, up the chimney he rose.
He sprung to his sleigh, to his team gave a whistle,
And away they all flew, like the down of a thistle:
But I heard him exclaim, ere he drove out of sight 
“Happy Christmas to all, and to all a good night”.

Babbo Natale e la Coca Cola

Il Babbo Natale di Haddon Sundblom nella locandina del 1931

La filastrocca di Moore si diffuse rapidamente in tantissimi stati americani e arrivò alle orecchie del grafico pubblicitario Archie Lee che nel 1919 lavorava su una nota marca di bevande: la Coca Cola. I primi anni del novecento furono straordinari per la Coca Cola, una marcia inarrestabile di successo, nemmeno la grande recessione colpì lo storico brand. Tuttavia c’era un grande nemico: il Dipartimento di Chimica degli Stati Uniti, che riteneva la bevanda nociva per i bambini, nonostante fosse stato ampiamente dimostrato che si trattasse di acqua zuccherata. All’epoca ci fu anche un processo nel quale la Coca Cola vinse sui sospetti di pericolosità, ma gli fu vietato di pubblicizzare la bevanda affiancandola ai bambini.

Fu vietato alla Coca Cola di pubblicizzare la bevanda affiancandola ai bambini

Proprio Archie Lee decise di inventare un modo per far comparire la Coca Cola a debita distanza dei bambini, realizzare quindi un simbolo che venga visto positivamente dalle famiglie pur non comparendo in compagnia di bambini. Affidò al disegnatore Haddon Sundblom, dopo aver ascoltato la famosa filastrocca di Moore, la missione di realizzare alcuni manifesti della Coca Cola in cui comparissero i bambini e la Coca Cola, ma a debita distanza, o semplicemente il personaggio più amato del Natale come Santa Claus. Di lì a vestirlo con i colori sociali della Coca Cola è stato un attimo ed ecco che da un escamotage di marketing, il barbuto Santa Claus, dalle ceneri di san Nicola, è giunto fino ai giorni nostri. Questa tradizione non si è mai spezzata è ancora oggi nel 2021 la Coca Cola realizza delle campagne pubblicitarie apposite durante il periodo natalizio, per rimarcare l’importanza di quell’omone con il cappotto bianco e rosso e la sua slitta di renne.

Rudolph e le renne di Babbo Natale
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Krampus, la nemesi di Babbo Natale
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