L’Italia è il secondo paese in Europa per diffusione degli stalkerware, app e software per spiare le persone – tipicamente il partner o l’ex – senza consenso. A rivelarlo è un report di Kaspersky, secondo il quale addirittura il 6% degli italiani ammetterebbe di aver installato un software di questo tipo sullo smartphone del partner.
Nonostante le evidenti connotazioni immorali, dal punto di vista legale gli stalkerware si posizionano in un’area grigia. Spesso le app di stalkerware operano sotto le mentite spoglie di app per il controllo parentale o soluzioni antifurto, espediente che permette loro di rimanere nei vari marketplace di app come accade per le normali app Android
recita il rapporto di Kaspersky condiviso in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Circa l’8% del campione di intervistati sostiene di aver ricevuto un invito del partner ad installare una qualche app di monitoraggio — per controllare messaggi, posizione e molto altro. Il dato aumenta tra le persone che sostengono di aver subito abusi almeno una volta dal partner (27%, contro il 5% del campione che non ha subito abusi).
È un trend, si legge nelle righe del rapporto, che potrebbe aver trovato terreno fertile nella mentalità condivisa da alcuni italiani. Un intervistato su dieci ritiene che sia perfettamente normale controllare l’attività digitale del partner. Il dato sale al 16% quando si hanno sospetti sull’infedeltà del partner. Insomma, basterebbe un “oggi torno a casa tardi” o una scusa poco convincente per rendere perfettamente legittima un’invasione della privacy agli occhi di molti italiani.
- L’Italia ha un problema di stalkerware (repubblica.it)