Il toner delle stampanti, che si parli dei modelli 3D di ultima generazione o delle classiche a inchiostro, è sempre un bel dilemma. Parliamo infatti di articoli alquanto costosi, che spesso con un normale utilizzo richiedono un apporto economico più grande rispetto a quello necessario per l’acquisto della stampante stessa, anche se una nuova tecnologia potrebbe aver finalmente trovato una soluzione al problema.
Parliamo nello specifico di un inchiostro 3D realizzato da due ricercatori di Harvard, Anna Duraj-Thatte e Avinash Manjula-Basavanna, che hanno pensato a un prodotto formato da celle dell’Eschericchia Coli, e per via di questo specifico particolare è in grado di riprodursi. L’obiettivo è quello di permettere al batterio di creare nano fibre pronte a regolarsi per risultare utilizzabili dalle stampanti: esatto, stiamo parlando di un inchiostro pressoché infinito, in quanto autorigenerante.
Si tratta di un passo avanti per quel che riguarda l’ecosostenibilità, visto che il commercio di questo tipo di inchiostro, ovviamente con la finalizzazione dei lavori sul tutto, permetterebbe di evitare l’utilizzo di materiali non rinnovabili per le stampe, con possibili applicazioni per moltissimi ambiti. Al momento, stando a quanto spiegato dagli sviluppatori, sembra che i principali utilizzi riguarderebbero l’esplorazione spaziale, visto che con la scarsa quantità di materiali presente per gli astronauti risulterebbe possibile realizzare delle strutture vive sfruttando le cellule che si riproducono, con un focus per quel che riguarda la Luna e Marte.
Ovviamente, considerando le potenzialità del tutto, non sono esclusi anche i fini medici, data la possibilità ad esempio di stimolare delle fibre e altri materiali a produrre farmaci antitumorali, con possibilità legate al controllo di questi batteri di ogni tipo. Staremo a vedere nel corso dei prossimi anni, con il proseguire dei lavori sul tutto, dove i due ricercatori di talento avranno modo di portare la propria ricerca, e come la stessa si evolverà (ispirandone forse altre).
- This 3D printer ink is alive (Ars Technica)