La Commissione dell’Unione Europea ha presentato una proposta di riforma per regolamentare le inserzioni promosse dai partiti e dalle organizzazioni politiche. Si parte da un obbligo di trasparenza: tutte le inserzioni politiche dovranno essere debitamente segnalate dalle piattaforme digitali. La proposta prevede sanzioni estremamente onerose in caso di gravi infrazioni.
La Commissione, attraverso il suo vicepresidente Vera Jourová, ha spiegato che la proposta intende porre tempestivo rimedio ad un settore – quello della pubblicità digitale per scopi politici – che molto spesso non si fa scrupoli ad usare «metodi sporchi e opachi».
Le piattaforme dovranno anche comunicare in modo trasparente il committente di ciascuna inserzione. In altre parole, l’utente deve poter risalire al creatore dell’inserzione e accedere ad altre informazioni importanti — come il costo della campagna pubblicitaria, la provenienza del budget e le elezioni a cui si riferisce il post sponsorizzato.
L’altro grande tema affrontato dalla proposta della Commissione riguarda il micro-targeting, ossia la capacità degli inserzionisti di creare pubblicità raggiungendo un pubblico estremamente specifico, usando anche parametri molto delicati (come etnia, orientamento sessuale e fede religiosa). Le inserzioni a carattere politico non potranno più usare questo genere di dati sensibili.
La proposta interviene su alcune problematiche denunciate da ormai molti anni, ma potrebbe non essere sufficiente. Tanto per iniziare – sottolineano media ed esperti – la maggior parte delle campagne di interferenza politica spesso sono organizzate dall’estero e utilizzano strutture opache -come think tank, associazioni e aziende – create appositamente per mascherare i reali promotori. Se e come questa proposta riuscirà a combattere anche questo fenomeno – di gran lunga il più pericoloso per la salute delle democrazie europee – è tutto da dimostrare.