Halloween Kills, la recensione: il male morirà questa notte (o forse no)

recensione di Halloween Kills

Puntuale come ogni Halloween, arriva un film sulla saga Halloween e questa recensione di Halloween Kills ne è decisamente la prova. Il nuovo film della recente trilogia firmata da David Gordon Green, ambientata quarant’anni dopo rispetto i tragici eventi della notte del 1978 nella (ormai non più) tranquilla cittadina di Haddonfield, presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia in occasione del Leone alla carriera a Jamie Lee Curtis, arriva dal 21 Ottobre al cinema.

Halloween è decisamente una saga immortale, ed anche qui prova lo è il suo protagonista, Michael Myers. Michael è il super uomo creato da John Carpenter, storicamente interpretato da Nick Castle. Un uomo senza volto, privo di emozioni ed empatia alcuna. L’uomo che conosciamo per la prima volta con il volto e le vesti di un bambino che, a soli sei anni, uccide brutalmente la sorella senza pietà, scontando gran parte nella sua vita in un centro psichiatrico.

Così come quella notte del 1978 Michael era riuscito a scappare, cominciando a disseminare il panico per Haddonfield, imbattendosi per la prima volta in quella che sarebbe stata la sua vera nemesi, la giovane babysitter Laurie Strode (Jamie Lee Curtis), la final girl per eccellenza, l’unica che può sfuggire – e forse battere – il mostro; la storia si ripete quarant’anni più tardi.

recensione di Halloween Kills

Michael riesce nuovamente a fuggire e la sua sete di sangue non si arresterà fino a quando non vedrà la sua opera compiersi del tutto con la morte di Laurie. Ma dall’altra parte non lo sta più aspettando una ragazzina goffa, terrorizzata e traumatizzata dagli eventi di quella storica notte. No, dall’altra parte lo aspetta una donna che del suo trauma ne ha fatto una vera e propria ossessione ed è pronta, una volta per tutte, a mettere la parola “fine” a questa sanguinosa vicenda.

Ed eccoci qui che con il film Halloween del 2018, benedetto da John Carpenter come unico vero seguito alla sua fortunata pellicola del 1978 che gli ha permesso anche di emergere come il grande autore che tutti noi conosciamo, creando il vero e proprio manifesto dello slasher movie, ci ritroviamo a seguire una scia di sangue fatta di rancori, vendetta e di una nuova generazione pronta a sacrificarsi pur di chiudere definitivamente la sciagurata novella de “l’ombra della strega” di Haddonfield.

Il male morirà questa notte

recensione di Halloween Kills

Come andremo ad approfondire in questa recensione di Halloween Kills, questa seconda pellicola è strettamente collegata alla precedente del 2018, un po’ come accadeva con Halloween: La notte delle Streghe e Halloween: Il signore della morte, sebbene alcuni elementi narrativi non vengano poi (fortunatamente) mantenuti, come per esempio la parentela che tanto aveva fatto discutere tra Michael e Laurie.

Se da una parte Halloween (2018) si poneva un po’ in bilico tra il sequel e il soft reboot, riproponendo in chiave modernizzata e con morti più sceniche e molto molto mooolto più sangue (considerando che nella pellicola del ’78 il sangue è completamente assente e Carpenter gioca moltissimo con la suggestione e l’immaginazione dello spettatore, utilizzando per bene la lezione imparata dal cinema di Alfred Hitchcock), mandando sicuramente avanti lo scontro tra Laurie e Michael, cercando a tutti i costi di mettere una pietra tombale sulla figura del “boogeyman” più terrificante della storia del cinema;

Halloween Kills è più un classico film di passaggio.

Occupa ad occhio e croce una manciata di ore – narrativamente parlando – tra la fine di Halloween e l’inizio di Halloween Ends (per ora previsto per la fine del 2022). Accade tutto in un’unica e lunga notte di estremo terrore e i film usano quella notte per poter esasperare il male di Michael, e di conseguenza anche il riflesso di questo malvagità sulla comunità stessa, fino al massimo.

Si, perché così come questa saga è immortale anche Michael, in un certo senso, lo è. Eppure i sopravvissuti di quello che è il più storico abuser della storie del cinema sono stanchi di vivere nel terrore. Forse, il vero messaggio o sottotesto che si insinua nelle pellicola di David Gordon Green è proprio questo: il male va affrontato. Le vittime devono essere riscattate. E Laurie Strode ne è il grande esempio.

recensione di Halloween Kills

Conosciamo Laurie vittima di un trauma. La sua stessa esistenza è stata completamente condizionata da questo trauma, tenendosi costantemente pronta per il ritorno, nell’ombra, della sua più grande paura. Paura che, come un morbo, come un virus, infetta completamente la comunità.

La grandezza del finale del ’78 era proprio questa: così come Michael è sbucato dall’ombra, così è svanito nell’ombra, lasciando dietro di sé l’angoscia e il terrore di chi sa che prima o poi, inaspettatamente e senza pietà, il male ritornerà.

Nessuno è mai davvero al sicuro.

Questo stato di paralisi, di terrore e di profondo trauma che ha condizionato tutta Haddonfield per oltre cinquant’anni – perché il terrore nasce nel 1963 con la prima uccisione di Michael a soli 6 anni – è arrivato ad un livello di tale insofferenza da rendere la comunità stessa completamente offuscata dal senso di rabbia, dolore e disperazione da voler davvero distruggere il male una volta per tutte, per le vittime, per i caduti, per i pochi sopravvissuti.

Quindi, sostanzialmente, la pellicola diventa una grande caccia all’uomo senza scrupoli, tra uno squartamento ed uno cervello spappolato, trasformando la città stessa in Michael Myers. Del resto, la lezione del cinema horror anni ’70 non era proprio questa: cosa nasce da una società corrotta, ipocrita e malata come quella capitalista americana? Uomini corrotti e malati che diventano mostri.

Halloween

A volte ritornano (anche se per poco)

recensione di Halloween Kills

Entrando anche un po’ nel vivo della recensione di Halloween Kills (mamma mia Gabriella, quanto sei prolissa!) sottolineiamo un passaggio molto importante: questo film, come detto, è un film di passaggio; quindi, a livello narrativo non aggiunge nulla, ma proprio lo zero totale. Non è sicuramente una pellicola che come fine ultimo ha quello di portare avanti la storia.

No, la storia riprende e rimane lì da dove avevamo lasciato il tutto tre anni fa: l’incendio a casa Strode. Ovviamente, come buona regola slasher – ma in generale l’horror – ci insegna, il mostro non è mai morto se non ci assicuriamo che lo sia davvero; ed anche in quel caso, ci sono delle buone probabilità che si rialzi.

Sicuramente, nel caso di Michael Myers, sono altissime le probabilità che si rialzi e che anche un incendio possa non fermarlo. E vi dirò di più: se andrete a vedere il film, dovrete fare tanto, tantissimo affidamento sulla sospensione dell’incredulità. Perché? Se la sopravvivenza all’incendio viene giustificata e, anzi, ci regala una delle scene più bagno di sangue di tutta la pellicola, sulla parte finale anche a voler chiudere entrambi gli occhi per abbozzare completamente il paradosso, risulta davvero difficile.

Adesso, ovvio che qui dobbiamo portare a casa un terzo film. Al tempo stesso, però, se il fine è quello di lasciare la storia in sospeso per arrivare ad Halloween Ends, l’exploit finale è davvero fin troppo carico. Bello, intenso, viene completamente rilasciato questo enorme odio, rabbia e vendetta da parte di una comunità tutta, ma davvero… il risultato finale è abbastanza inguardabile. Ricordate il “detto” less is more? Ecco, per quanto possa sembrare un paradosso in una pellicola come questa, non avrebbe fatto comunque male.

recensione di Halloween Kills

Poi, per carità, dopo che Jason nell’ennesimo Venerdì 13 viene fatto saltare in aria e COMUNQUE trova un modo per ricomporsi e tornare a disseminare il panico di qui e di lì, siamo ormai pronti a tutto. Nel caso di Halloween Kills, però, a livello di tono questo finale è abbastanza forzato.

Inoltre, se consideriamo che stiamo parlando di un film che, alla fine della giostra, non ci sta raccontando davvero qualcosa ma ci sta solo mostrando un grande show – super apprezzabile – di sangue, budella e cervella, è più che giustificabile se un pubblico che esige qualcosa di più, ne resti un po’ (o un bel po’) deluso.

Nonostante questo, Halloween Kills di David Gordon Green sa come conquistare, cominciando proprio dai suoi “a volte ritornano”. E no, non ci riferiamo unicamente a Michael. Halloween Kills ha una sua anima un po’ nostalgica e lo dimostra anche nell’andare, all’inizio, indietro e avanti nel tempo adottato anche un cambio di fotografia, simulando l’effetto pellicola, dando un mood più vintage a parte del film.

recensione di Halloween Kills

Ci ritroviamo a ripercorrere i passi di Michael nel 1978 e i panni di chi giovane, o addirittura bambino, si è imbattuto nell’ombra della strega ed è riuscito a sopravvivere, crescendo però con la consapevolezza di un terrore difficile da abbattere.

Ed ecco che ritornano una serie di personaggi (sia come attori veri e propri o semplicemente come personaggi), e con loro anche degli omaggi a livello di regia molto interessanti, che danno alla pellicola da una parte un mood più nostalgico, dall’altra però sembra voler far fondere ancora di più – riuscendoci in larga parte – il film originale con la nuova trilogia, ovviamente col fine ultimo di chiudere il cerchio.

Jamie Lee Curtis, Venezia 78

E sotto la maschera?

recensione di Halloween Kills

Apprestandoci ad arrivare verso la conclusione di questa recensione di Halloween Kills, soffermiamoci su alcuni dei punti forte della pellicola.

Nostalgia e bagni di sangue a parte (che fanno sempre bene, soprattutto quando sono fatti bene e danno anche una parvenza di realismo in più), David Gordon Green riesce, nonostante manchi una trama vera e propria, a confezionare una pellicola dal buon ritmo, che sa come accattivarsi lo spettatore più navigato e divertire quello più giovane.

Di molto contribuiscono gli attori, a cominciare da Jamie Lee Curtis – probabilmente personaggio meno protagonista in questo secondo capitolo – passando per la figlia e la nipote, per poi arrivare ovviamente a tutti i secondari che, invece, si mostrano parte principale del film. Del resto, è la comunità a fare Halloween Kills.

Non scordiamoci nemmeno di Nick Castle ma, soprattutto, James Jude Courtney nei panni di Michael. Sembra facile recitare i panni di una montagna inarrestabile, eppure la particolarità e riuscita di Michael sta nei dettagli. In come si muove, come cammina senza mai correre. Calmo e distaccato. Nei movimenti lenti della testa, piegandola di lato per osservare e scrutare la sua opera. In ogni colpo che riceve e in ogni colpo che da. In quel timore che riesce ad essere espresso anche al di sotto della maschera.

recensione di Halloween Kills

Senza scordare l’iconica e magnifica colonna sonora e l’Halloween Theme che a distanza di anni riesce ad essere ancora così inquietante e drammatico, riuscendo a far crescere l’adrenalina, anche attraverso qualche lieve accorgimento per “modernizzarlo” un po’ di più.

Del resto, il primo film di questa nuova trilogia si basava moltissimo sul contrasto tra lo slasher di fine anni ’78 e quello di questi anni. Cosa si aspetta il pubblico da una pellicola di questo genere? Come viene percepito oggi Michael?

Quella maschera bianca, inespressiva, che disegna il volto della paura di chi non sa cosa aspettarsi cominciando a tremare anche a chilometri di distanza, fa davvero ancora paura?

La risposta è sì. E sicuramente la cura del dettaglio, della maschera e il legame tra Michael e la sua maschera non viene lasciato al caso. La maschera invecchia con Michael. Mantiene le stesse cicatrici dal 1978 ad oggi. È quella di sempre ma al tempo stesso è più consunta, più stanca, più segnata dagli orrori disseminati e dalla forza di chi, con le unghie e con i denti, si è battuto contro Michael. Ha una sua coerenza narrativa e un suo simbolismo.

recensione di Halloween Kills

La maschera è il volto del male, ma cosa c’è davvero sotto la maschera? Cosa vedono gli occhi di Michael, riflessi nella storica finestra della camera d’infanzia della sorella assassinata, dove resta per ore a fissare… o forse a fissarsi? A scrutare la profondità del suo sguardo.

E cosa vedono, con una consapevolezza diversa, gli occhi di Laurie Strode, quelli di una comunità completamente infettata dal male, ora che osservano il loro riflesso sulla scia di sangue che macchia l’intera Haddonfield?

Domande a cui, si spera, troveremo una risposta nel prossimo, e si spera sempre ultimo, capitolo di questa iconica saga dove il male, ancora una volta, non si dimostra altro se non quello intrinseco nell’animo umano.

Halloween Kills vi aspetta al cinema dal 21 Ottobre

 

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70
Halloween Kills
Recensione di Gabriella Giliberti

Senza lode ne infamia, Halloween Kills si conferma - come da previsione - un film di passaggio. Una pellicola che intrattiene, godibile e sazia la sete di sangue dello spettatore più avido. Perfetto per la notte più spaventosa dell'anno. Al tempo stesso, le ingenuità narrative commesse da David Gordon Green non sono poche e per quanto questo film non sia altro che una parentesi di una manciata d'ore tra quanto successo in Halloween (2018) e quanto succederà in Halloween Ends, non tutti gli spettatori usciranno soddisfatti dalla visione del film.

ME GUSTA
  • Sangue. Sangue. Sangue. Saaangue!
  • Nonostante non accada poi nulla a livello narrativo, il film ha un buon ritmo e la quantità di scene gore e splatter rende la visione ancora più divertente
  • Per i nostalgici è davvero una chicca ritrovare alcuni storici personaggi, ormai cresciuti, direttamente da La notte delle streghe del '78
  • David Gordon Green raccoglie la lezione sociale di Carpenter, parla del male intrinseco nella società e non lo fa solo attraverso Michael ma attraverso l'intera comunità, riportando il discorso dagli anni '70 ad oggi.
FAIL
  • Fondamentalmente non apporta nulla di nuovo rispetto a quanto visto nel capitolo precedente
  • Per quanto la sospensione dell'incredulità sia la chiave per accettare i finali della saga di Halloween, questa volta però ci si è spinti un po' oltre
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