Gli anni sessanta sono stati uno spartiacque, sia a livello culturale che nel mondo del cinema, ed anche nel genere horror: perciò vogliamo proporvi 10 film horror classici per cinefili da vedere assolutamente che si collocano nel periodo pre-anni Sessanta. Il decennio segnato dal ’68 ha portato all’uscita di film come La Notte dei Morti Viventi e Rosemary’s Baby, lungometraggi della New Hollywood che hanno inserito tematiche sociali importanti all’interno del genere horror al cinema. Prima le cose erano un po’ diverse, c’era più classicità e meno attualità nelle pellicole (sia a livello tematico che di ambientazione), ma andiamo a vedere nel dettaglio.

Chiaramente tra questi 10 film horror classici per cinefili da vedere non possono mancare lungometraggi come Nosferatu ed il Dracula con Bela Lugosi, ma ci sono anche altre pellicole, che hanno delle ragioni e dei motivi precisi per essere menzionate.

Il Gabinetto del dottor Caligari (1920)

Il gabinetto del Dottor Caligari

Nel 1920  Robert Wiene dirige uno dei simboli del cinema espressionista tedesco: Il Gabinetto del dottor Caligari si caratterizza per diversi elementi, tra cui la tematica del doppio (eredità di un classico della letteratura come Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde), ed una componente onirica ed allucinatoria capace di andare oltre i livelli canonici di cinema fino ad allora stabiliti. Le scenografie zigzaganti sono l’emblema di uno mondo deformato e frutto di una sorta di allucinazione.

L’arrivo nel paese di  Holstenwall del dottor Caligari, assieme al suo sonnambulo Cesare, getterà lo scompiglio così come è accaduto con l’arrivo di Dracula a Londra. Il seme stesso dell’horror, alla fine, è questo: un elemento di disturbo capace di guastare l’armonia di una famiglia, di un quartiere, di un’intera città, o del Mondo. Ed il Gabinetto del dottor Caligari in questo, e non solo, è più che seminale.

Nosferatu il vampiro (1922)

10 film horror classici da vedere

Se parliamo di 10 film horror classici per cinefili da vedere non può mancare Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, una pellicola controversa che rischiava addirittura di non vedere mai la luce. Murnau voleva girare un adattamento del Dracula di Bram Stoker senza acquisirne i diritti, perciò cambiò diversi dettagli alla storia, tra cui il nome del Conte (chiamato Orlok), l’ambientazione (la Germania anziché l’Inghilterra), la mancanza di Van Helsing, e aggiunse l’arrivo di un’epidemia in città. Nonostante questi accorgimenti, la vedova di Bram Stoker,  Florence Balcombe, intentò una causa legale alla casa di produzione di Murnau, che si ritrovò in bancarotta, e che dovette ritirare tutte le copie per la distribuzione del film.

Fortunatamente era già il 1925 quando tutto questo accadde, ed erano passati già tre anni dall’uscita di Nosferatu, perciò erano in circolazione diverse pellicole del film. Così il lungometraggio è arrivato fino ai giorni nostri, e si può considerare un caposaldo del cinema horror (capace di produrre un remake di Werner Herzog, un sequel, ed un nuovo remake realizzato da Robert Eggers).

L’aspetto particolare di Nosferatu è che si colloca nel pieno dell’Espressionismo cinematografico, anzi, per certi versi ne è forse il principale esponente.

La scena in cui viene mostrata l’ombra del Conte Orlok mentre si muove tra le scale, assieme ad altre inquadrature suggestive, sono diventate esse stesse una definizione del cinema horror.

In questi casi, oltre che inserire di diritto Nosferatu tra i 10 film horror classici per cinefili da vedere, dobbiamo parlare di “capolavoro”.

Dracula (1931)

Dracula

Passiamo da un adattamento liberamente ispirato di Dracula al vero e proprio primo rifacimento cinematografico del romanzo di Bram Stoker. La vedova dello scomparso scrittore, che aveva condizionato la distribuzione di Nosferatu, nel corso degli anni Venti vendette i diritti del romanzo alla Universal, che impiegò un paio d’anni per affidare a Tod Browning il progetto, e per trovare il suo protagonista immortale: Bela Lugosi.

Lugosi aveva già interpretato Dracula nei rifacimenti teatrali di Broadway. La storia è fedele al romanzo, e l’aspetto caratterizzante del lungometraggio è la classicità insita in ogni inquadratura. La scenografia per l’ambientazione nel castello della Transilvania è l’icona stessa dello stile gotico e oscuro, con pipistrelli (poco più che giocattoli), ragnatele ed una scenografia suggestiva, che oggi come oggi sa di già visto, ma proprio perché il Dracula di Tod Browning creò questo tipo di canone visivo.

Il fatto di scegliere poi come protagonista lo stesso Bela Lugosi, affascinante e suggestivo nei panni di Dracula grazie alle sue origini ungheresi ed al suo accento dell’ Est Europa, contribuirono a creare una vera e propria icona di fascino e disturbo, proprio come il Dracula originale faceva nei confronti della società londinese nel romanzo.

Da suggerire anche l’edizione in spagnolo del film, che utilizzò lo stesso set e la stessa sceneggiatura ma con attori diversi, per una versione latina che alcuni giudicano, addirittura, migliore rispetto a quella inglese.

Frankenstein (1931)

Frankenstein

Il 1931 è l’anno di un altro mostro iconico della letteratura inglese che viene portato sul grande schermo dalla Universal: stiamo parlando di Frankenstein di James Whale. Solo per far comprendere quanto possa essere iconico questo film c’è da menzionare il trucco di Boris Karloff nei panni della creatura che definì l’aspetto visivo del mostro di Frankenstein per i futuri decenni fino ad arrivare ad oggi.

La storia,  più che al romanzo di Mary Shelley, si è ispirata ad un adattamento teatrale del 1823, ma c’è da dire che anche lo stesso Gabinetto del dottor Caligari fu da ispirazione per il lungometraggio. E, sempre  per ricreare una connessione con film precedentemente citati, possiamo dire che Bela Lugosi, dopo lo strepitoso successo di Dracula, era stato considerato l’interprete ideale per dare vita alla creatura di Frankenstein.

Lugosi era ritroso all’idea di truccarsi e rendersi irriconoscibile, ma, nonostante tutto, girò 20 minuti di prove del film che, purtroppo, sono andate perdute. Fu così che la parte andò a Boris Karloff. L’interprete, oltre ad essere dotato di grande talento, fu anche molto paziente, considerando che le sedute di trucco richiedevano tre ore per la realizzazione del make-up, ed altrettante per toglierlo.

Tutto ciò, oltre ad un’ottima sceneggiatura e regia, contribuì a rendere Frankenstein un successo, ed a portare a diversi sequel e rifacimenti.

La moglie di Frankenstein (1935)

10 film horror classici da vedere

E proprio parlando di sequel di Frankenstein non poteva mancare in questa lista dei 10 film horror classici consigliati per i cinefili il titolo La moglie di Frankenstein, lungometraggio considerato da diversi critici addirittura migliore rispetto al primo film.

La moglie di Frankenstein, oltre che essere un sequel, rappresenta un’evoluzione della creatura interpretata ancora una volta da Boris Karloff, che esplora la propria umanità, al punto tale da desiderare una compagna. L’idea era presente già nel romanzo,  ma fu approfondita in maniera originale da John L. Balderston.

Così come nel caso del primo film dedicato a Frankenstein, anche in questo sequel l’aspetto della moglie di Frankenstein divenne iconico, con un trucco (e soprattutto un’acconciatura) che nei decenni successivi sono diventati un punto di riferimento quando si parla di make-up horror al femminile. Ad interpretare il personaggio fu scelta Elsa Lanchester, perfettamente calata nel ruolo, e nel trucco.

Nonostante il regista James Whale pensava che un film capace di bissare il successo del primo Frankenstein fosse impossibile, la critica e gli incassi celebrarono il lungometraggio Universal, che non manca mai nelle liste dei migliori film horror di tutti i tempi.

Freaks (1932)

Freaks

Dopo aver diretto il Dracula con Bela Lugosi nel 1931, Tod Browning realizza un anno dopo un’altra pellicola destinata ad entrare nella storia, ed a sconvolgere ancora di più il pubblico dell’epoca. Freaks racconta di un circo in cui si esibiscono dei cosiddetti “fenomeni da baraccone”, persone con delle caratteristiche fisiche fuori dal normale. La normodotata Cleopatra cerca di sedurre il nano Hans con l’obiettivo di accaparrarsi la sua eredità. Da qui in poi le cose degenereranno, e le differenze tra “normali” e freaks si accentueranno ancora di più.

Il lungometraggio ha fatto scalpore fin dalla sua uscita, tanto da essere rinnegato dalla stessa Metro-Goldwyn-Mayer, e venire censurato in Inghilterra per ben trent’anni. Ma, al centro di Freaks, ci sono delle tematiche che oggi come oggi vengono considerate all’ordine del giorno, e che risultano essere, purtroppo ancora attuali. Tod Browning ha affrontato la questione della diversità, vista sia dal punto di vista fisico, ma, soprattutto, umano.

La disumanità di alcuni uomini è la vera mostruosità.

Si tratta di un messaggio che tutt’oggi è attuale, e che il regista ha cercato di accentuare con una storia cupa, che tende a diventare sempre più angosciante, fino a culminare con un finale scioccante.

Freaks è disponibile su Amazon Prime Video.

M – Il mostro di Düsseldorf (1931)

M - Il mostro di Dusseldorf

Mentre negli Stati Uniti la Universal dava spazio a pellicole con protagonisti i mostri classici della letteratura, in Europa un altro regista geniale realizzava un film memorabile: stiamo parlando di Fritz Lang e di M – Il mostro di Düsseldorf.

La storia s’ispira ai crimini commessi in Germania da Fritz Haarmann e Peter Kürten, e racconta di un assassino pedofilo che nella città di Berlino ha già adescato ed ucciso otto bambine. Le ricerche della polizia si uniscono al panico degli abitanti, e questa commistione tra orrore e indagini crea ancora più suggestione con la regia di Lang che sa dare grande spazio anche al sonoro, presente per la prima volta in una sua pellicola. Infatti, l’assassino verrà rivelato grazie ad un fischiettio divenuto iconico.

M – Il mostro di Düsseldorf è diventato anche una base d’ispirazione per i film noir, che sono proliferati negli Stati Uniti a partire dagli anni Quaranta.

Il bacio della Pantera (1942)

10 film horror classici da vedere

Si tratta della prima produzione di Val Lewton, che negli anni Quaranta venne assunto dalla RKO per produrre film a basso budget che però, in qualche maniera, si rivelarono il più delle volte significativi, e qualitativamente di livello.

Il bacio della Pantera riesce a unire suspense, gioco di metafore e psicologia.

La storia vede protagonista la disegnatrice serba Irena Dubrovna che vive una relazione sentimentale con l’architetto Oliver Reed, un personaggio che scatenerà in lei tutta una serie di sentimenti pericolosi. Irena crede, infatti, di essere la discendente di una tribù che l’ha indotta a trasformarsi in una pantera dopo che è stata travolta dalla passione.

Le inquadrature che mirano a giocare con le ombre nelle scene notturne mostrano la sagoma di una pantera, esaltano la suspense e l’orrore di un film divenuto iconico, non solo all’interno del genere, ma capace di guadagnarsi anche la conservazione nel National Film Registry. Un film del genere non poteva non essere menzionato nella lista dei 10 film horror classici per veri cinefili.

L’invasione degli ultracorpi (1956)

10 film horror classici da vedere

Si tratta di un film che unisce fantascienza e suggestioni horror, con il regista Don Siegel che realizza una pellicola il cui soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di fantascienza di Jack Finney, scritto appena un anno prima che il lungometraggio uscisse al cinema, ovvero nel 1955.

La storia degli extraterrestri che copiano perfettamente le fattezze di certe persone per sostituirsi a loro, pur perdendone l’essenza, è una perfetta metafora della atmosfere della Guerra Fredda, un periodo in cui la tensione tra Stati Uniti e Russia era piuttosto alta, e che, anche grazie all’ex direttore dell’FBI J. Edgar Hoover, alimentò continui sospetti di comunismo nelle figure americane più disparate.

Don Siegel affermò più volte che il film non si rifaceva all’idea di raccontare in qualche modo il clima antimaccartista e anticomunista di quei tempi, ma sia il romanzo che il lungometraggio sembrano essere intrisi di quest’atmosfera opprimente e di sospetto anche nei confronti delle persone più vicine e care. Una tematica fortemente a tinte horror.

I was a Teenage Werewolf (1957)

10 film horror classici da vedere

Chiudiamo questa lista dei 10 film horror classici da vedere se siete dei veri cinefili con una pellicola di qualità non eccelsa, ma veramente suggestiva e interessante per analizzare il filone horror che negli anni Settanta e Ottanta metterà al centro dell’attenzione gli adolescenti.

Del resto i cambiamenti fisici dell’adolescenza si prestano molto alla metafora horror, ed I was a Teenage Werewolf ne è la perfetta incarnazione.

Al centro della storia c’è Tony, un adolescente turbolento e violento che si accorge di aver bisogno di un aiuto per controllare la sua eccessiva collera. Troverà, però,  per sua sfortuna, il dott. Hugo Wagner che cercherà di praticare su di lui degli esperimenti regressivi,  che porteranno il giovane a conseguenze nefaste.

Così come in pellicole horror più classiche anche in I was a Teenage Werewolf non manca lo scienziato pazzo, ma l’aspetto veramente particolare è il fatto che, per la prima volta in un film di genere, la vittima degli esperimenti è un adolescente. Nasce grazie a questa idea lo spunto per concentrare sui giovani l’attenzione del cinema di genere e horror in particolare.

Ai tempi di I was a Teenage Werewolf eravamo negli anni Cinquanta, l’epoca che ha fatto esplodere l’economia e la cultura popolare declinata per gli adolescenti: siamo nell’epoca del rock’n’roll e di Elvis Presley, nasce in questo periodo il forte culto dell’immagine, e nascono i miti pop. E grazie ad un film horror a basso budget, con Michael Landon protagonista nei panni del ragazzo lupo, nasce anche lo spunto per consegnare il cinema dell’orrore in mano e nell’immaginario collettivo dei  giovani. E mai scelta si rivelò più azzeccata.