Amazon si schiera a favore della legalizzazione della cannabis negli USA. Il colosso americano sosterrà due proposte di riforma: la prima legalizza il consumo di cannabis a livello federale (oggi legale solo in 18 Stati su 50), mentre la seconda prevede una riforma delle norme penali in materia di detenzione e spaccio.

Le due proposte sono attualmente in discussione nel Congresso degli USA e Amazon ha già schierato i suoi lobbisti nel tentativo di farle approvare tutte. L’azienda tech, scrive Protocol, ha tutto l’interesse di vedere il consumo della cannabis decriminalizzato a livello federale.

Il proibizionismo non fa bene alle assunzioni

Amazon, continua il webmagazine, oggi è ancora costretto ad effettuare test sui consumi delle droghe su alcuni dei suoi dipendenti, soprattutto quelli che si occupano di contratti con il Governo federale o di professioni regolamentate, come alcuni dipendenti che si occupano di logistica e trasporti. Amazon in passato effettuava test sui consumi della droga a tutti i suoi dipendenti, ma la pratica è stata abolita lo scorso giugno.

Amazon ha costantemente bisogno di potenziare la sua forza lavoro, un clima favorevole nei confronti di un fenomeno ampiamente diffuso come il consumo della cannabis consentirebbe all’azienda di snellire le sue procedure di assunzione e di non dover scartare candidati potenzialmente idonei per ragioni che ormai l’azienda vede come anacronistiche.

Il mercato della cannabis vale miliardi, ma Amazon ha le mani legate

Ma non è il solo motivo: Amazon, come la maggior parte delle grandi aziende tech, non può ancora esplorare le potenzialità dell’enorme mercato della cannabis legale.

Negli USA l’industria della cannabis vale già decine di miliardi e – in previsione di un aumento degli stati dove il consumo sarà legale – potrebbe valerne oltre 42 entro il 2026. È un problema che riguarda anche Google, che tutt’ora non consente alle aziende, produttori e negozi retail che operano nel settore della cannabis di comprare spazi pubblicitari. Il Google Play Store, che non differenzia le sue policy su basi regionali o statali, non può nemmeno accettare le app degli store che vendono cannabis. Per queste grandi aziende tech è fondamentale arrivare ad un clima di piena accettazione pubblica e legale del consumo di droghe leggere.

Anna Kramer di Protocol pone la questione in termini molto semplici: «un sacco di persone si fanno le canne, e molte aziende vogliono i loro soldi. Amazon è tra queste».