Direttamente da Venezia 78 arriva in sala il 23 settembre il vincitore del Premio Speciale della Giuria, Il buco, il film diretto da Michelangelo Frammartino, distribuito da Lucky Red.

Interpretato da 12 speleologi diventati attori per l’occasione – Leonardo Zaccaro, Jacopo Elia, Luca Vinai, Denise Trombin, Mila Costi, Claudia Candusso, Giovanbattista Sauro, Federico Gregoretti, Carlos Josè Crespo, Enrico Troisi, Angelo Spadaro, Paolo Cossi e Nicola Lanza, Antonio Lanza e Leonardo Larocca – il film ha vinto anche il Premio FEDIC come Miglior Film, Il Premio pellicola d’oro per il Miglior operatore e il Green Drop Award 2021.

Per usare un termine cinematografico potremmo dire che le grotte costituiscono un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna al loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da presa. Eppure, chi ama il cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile, rappresentano la sua “sostanza” più profonda. Mi colpisce la coincidenza che Speleologia, Cinema e Psicoanalisi abbiano il loro battesimo nella stessa data, il 1895.

ha affermato il regista.

Il buco racconta l’impresa di un gruppo di giovani speleologi che nell’agosto 1961 in pieno boom economico quando l’edificio più alto d’Europa viene costruito nel prospero nord, visita l’altopiano calabrese e il suo incontaminato entroterra immergendosi nel sottosuolo di un Meridione che tutti stanno abbandonando. Scoprono così coi suoi 700 metri di profondità una delle grotte più profonde del mondo, l’Abisso del Bifurto dell’altopiano del Pollino, sotto lo sguardo di un vecchio pastore, unico testimone del territorio incontaminato.

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