Quando lo scorso 11 luglio la Virgin Galactic ha completato il suo primo volo suborbitale con a bordo Richard Branson, non tutto è filato per il meglio. All’epoca non lo sapevamo: durante il volo il pilota della SpaceShipTwo ha registrato un errore tecnico. Per alcuni istanti, nella cabina di pilotaggio, la plancia di controllo si è illuminata di giallo, segno che qualcosa non andava.

A differenza del New Shepard, lo spazioplano della Virgin Galactic non è dotato di guida automatica, ma è controllato in tempo reale da un pilota. Significa che in caso di problemi, la riuscita del volo dipende quasi interamente dalla capacità del pilota di prendere decisioni adeguate in tempi estremamente brevi.

Oggi sappiamo che lo scorso 11 luglio un errore tecnico avrebbe brevemente portato la SpaceShipTwo fuori dalla sua traiettoria autorizzata. Secondo la ricostruzione di alcune testate giornalistiche americane, l’uscita dalla traiettoria sarebbe stata causata da un problema durante la fase di ascesa verticale.

Un incidente che la Federal Aviation Administration ha preso molto seriamente: uscire dallo spazio assegnato non è un problema secondario, il rischio è che si possa finire nella traiettoria di un altro aeromobile, oppure che si compromettano le operazioni di atterraggio, mettendo a rischio la sicurezza dell’equipaggio e dei passeggeri.

Ora la FAA vuole capire cosa è andato storto e, soprattutto, avrà il compito di determinare se l’incidente possa ripresentarsi in futuro. Fino ad allora, l’agenzia federale ha bloccato tutti i futuri voli della Virgin Galactic, incluso quello che avrebbe visto la partecipazione dell’Aeronautica militare italiana.