Nuova settimana, nuovo appuntamento su Disney+ e Lega Nerd per la recensione del quarto episodio di What If…?, la nuovissima serie animata made in Marvel Studios che vuole stupirci, ogni settimana di più, con versioni alternative di personaggi e situazioni conosciute.
Dopo l’inconsueto giallo che ha visto protagonista Nick Fury settimana scorsa, è ora la volta di Doctor Strange, al centro di un paradosso… cucitogli addosso.

Cosa sarebbe successo se Peggy Carter avesse preso il siero del supersoldato al posto di Steve Rogers? O se T’Challa fosse stato rapito per sbaglio dai Ravager, divenendo lui Star-Lord invece di Peter Quill? What If…? è la serie animata Marvel che esplora queste possibilità.

L’idea deriva dall’omonima serie a fumetti, di cui vi abbiamo parlato in questo speciale, se volete approfondire le origini di questo concept e scoprire le migliori storie a fumetti in merito.

Per quanto riguarda le storie alternative del Marvel Cinematic Universe, invece, ne parliamo qui, in fase di recensione: ogni settimana, per i nove episodi che compongono la prima stagione. Ecco a voi la quarta puntata, che vede protagonista Stephen Strange, lo Stregone Supremo dell’Universo Marvel, intento a trovare un modo per riportare in vita l’amata Christine.

E se… la disgraziata sera dell’incidente automobilistico che lo vede coinvolto nell’incipit del film che lo vede protagonista, Stephen Strange fosse riuscito ad accompagnarsi all’amata Christine Palmer? Avrebbe comunque guidato in modo imprudente, perdendo prima il controllo dell’automezzo e poi quello delle mani? Come scopriamo subito, a partire dal titolo di questo episodio, il borioso chirurgo questa volta perderà l’unica cosa più preziosa delle sue mani: l’amore.

Dall’incidente, difatti, lui uscirà illeso, ma la donna perderà la vita. Questo porterà Strange a una disperazione assoluta e alla ricerca di un qualunque modo di riportare in vita l’unica persona di cui gli interessa davvero, divenendo comunque lo Stregone Supremo, finendo per confrontarsi anche con Dormammu nello stesso modo che già conosciamo. Ma… lo spettro del passato, tuttavia, lo tormenta: ha fatto grandi cose, sì, ma non è riuscito a riportare indietro Christine. La sua ricerca di risposte lo porterà a travalicare alcuni confini molto, molto pericolosi…

Come nei fumetti?

Per la prima volta nella serie animata, Uatu l’Osservatore interagisce (o, per meglio dire, dialoga) col protagonista della storia, naturalmente ben predisposto ad avvertirne la presenza. Tra gli episodi visti finora, questo è quello che ha la maggior vicinanza con lo spirito dei fumetti e ha meno bisogno di conoscenze pregresse del Marvel Cinematic Studios, e questo sicuramente è un bene; rispetto all’affastellamento di personaggi e situazioni della puntata precedente, in questo caso quasi soffriamo però l’effetto contrario, dato che non solo i personaggi sono pochi, ma le situazioni ripetute fino allo sfinimento.

È chiaro che avere il potere della Gemma del Tempo e non sfruttarlo a livello di sceneggiatura sarebbe uno spreco, ma reiterare la struttura già ampiamente vista e rivista di Strange che rivive la stessa situazione infinite volte in cerca di una variante “positiva” è una mossa poco avveduta e piuttosto svogliata, soprattutto quando il tutto sembra diventare una versione Marvel di Final Destination, con tutto il potenziale disagio che questa cosa può portare con sé.

Altra cosa che non convince e appare, per quanto calzante, decisamente poco originale, è il calcare la mano sull’ossessione di Strange fino a farlo diventare niente più che una versione marveliana del Faust di Christopher Marlowe. Anzi, a dirla tutta, una versione marveliana del Faust del manga Shaman King, dato che non insegue conoscenza e potere (fino alle estreme conseguenze) per sé ma per riportare in vita la donna che ama. Potrà essere calzante quanto vogliamo, ma è qualcosa di visto e rivisto: la storia della narrativa è piena di personaggi decisi a tutto pur di riavere con sé una persona amata, e sarebbe stato al limite più interessante vedere i risvolti collaterali della cosa che non quelli – scontatissimi anch’essi – finali.

Il tutto, inoltre, costellato da situazioni e reazioni non sempre plausibilissime, con spiegazioni inutilmente convolute riguardo alle ormai immancabili linee temporali, alle divergenze, ai cosiddetti (e poco convincenti) “punti assoluti”. In sostanza: questa volta i trenta minuti vengono utilizzati per portare avanti una storia che, asciugata di tutte le ripetizioni e gli spiegoni, racconta ben poco, e soprattutto nulla di nuovo, giocando perennemente sul filo della noia e dell’ingarbugliamento di linee temporali e universi paralleli.

È davvero impossibile tinteggiare una storia dell’MCU su Strange senza dover per forza tirare in ballo questi due elementi, ponendoli come centrali? Non si riesce a trovare altri spunti per questo personaggio?

Speriamo che, quantomeno, Doctor Strange in the Multiverse of Madness sappia proporre qualcosa di nuovo in tal senso.

Ok, il prezzo è giusto!
Vi anticipiamo una piccola cosa per non farvi troppo distrarre da un dialogo in particolare: mentre sono in macchina diretti alla serata di gala, Christine e Stephen chiacchierano del discorso che il dottore terrà davanti alla platea presente: la donna suggerisce di essere spigliato come se fosse a “Ok, il prezzo è giusto!”. Non strabuzzate gli occhi, non si tratta di un fantasioso adattamento alla stregua di quelli presenti in Captain America: Winter Soldier! Se ascoltate la puntata in lingua originale il riferimento è proprio a “The Price Is Right”, versione originale del gioco a premi, ancora popolare (e attuale) negli States mentre da noi il titolo assume una connotazione vintage dato che l’ultima edizione nostrana del programma risale a vent’anni fa.

Fantasia 3000

Quel che salva la puntata è sicuramente l’impianto tecnico: nonostante continui la pratica del riutilizzo selvaggio di animazioni, scene e fondali, qui quantomeno è tutto mascherato dalla trama in maniera più coerente e meno sfacciata e soprattutto passa in secondo piano rispetto agli effetti visivi utilizzati, oggettivamente molto ben realizzati e suggestivi. Gli incantesimi, i piani astrali e le varie creature e semi-divinità mostrate vantano diversi livelli di profondità ed fx davvero azzeccati, ricordando in certi punti quasi una resa alla “Fantasia” che letteralmente incanta.

A questo si uniscono un character e un monster design ben pensati (per quanto non ricalcatissimi sugli attori originali) e un impianto sonoro ben orchestrato, con tutti i voice actor originali anche se con musiche non sempre incisive come dovrebbero.

 

What If…? vi aspetta su Disney+ con un nuovo episodio disponibile ogni mercoledì

 

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ME GUSTA
  • Tecnicamente l'episodio migliore, al momento
  • La sequenza dell'evocazione delle entità è degna di nota
FAIL
  • Originalità assente
  • Noioso e prevedibile