La recensione di Ghost of Tsushima: Director’s Cut ci permette di tornare a vestire i panni di Jin, ancora una volta chiamato a risolvere l’annosa guerra che sta caratterizzando l’epoca storica del Giappone intorno all’undicesimo secolo.

È trascorso un anno esatto da quando ci siamo lanciati alla difesa di Tsushima vestendo i panni dell’ultimo grande samurai votatosi all’anima del fantasma, il terrore dell’isola giapponese.

Quell’esperienza, che aveva diviso critica e pubblico esaltandosi per la capacità di rievocare ambientazioni fotorealistiche ed esaltare una realtà storica della quale non avevamo grande presa, torna adesso in una veste rivisitata e con delle aggiunte a nostro favore.

Il vento di Tsushima soffia più forte

Partiamo col sottolineare quali sono le differenze tra la versione PlayStation 4 – dalla quale potremo importare i salvataggi per continuare la nostra partita senza alcun problema – e quella PlayStation 5: innanzitutto, senza prendere in considerazione per adesso l’espansione narrativa che ci condurrà all’isola di Iki, abbiamo subito notato tutto ciò che ci era stato annunciato: il doppiaggio rende molto più immersivo il viaggio di Jin all’interno dell’isola di Tsushima e della nuova regione da esplorare, con commenti che sono molto più pertinenti e vivacizzano anche l’esplorazione, che sia a piedi o a cavallo.

Annesso al discorso del doppiaggio si esalta anche l’audio 3D, che adesso ci circonda nel miglior modo possibile. I tempi di caricamento sono praticamente azzerati grazie alla potenza dell’SSD, il che ha reso i viaggi rapidi molto più semplici da gestire e non troppo annosi. Infine il framerate è decisamente molto più stabile sui 60fps, approfittando anche della risoluzione dinamica in 4K che migliora sia in fase di illuminazione generale sia nei dettagli dei nostri avversari.

Il doppiaggio rende molto più immersivo il viaggio di Jin all’interno dell’isola di Tsushima e della nuova regione da esplorare, l’Isola di Iki.

Arrivando, così, alla vera e propria novità, che è l’espansione narrativa, ci troviamo dinanzi all’isola di Iki. Per chi ha terminato il gioco nella versione PlayStation 4 sarà accessibile sin da subito, dopo aver portato a termine una missione che ci aprirà le porte a un nuovo conflitto mongolo; per tutti gli altri, invece, ci sarà da arrivare almeno all’Atto 2, durante il quale sarà possibile sbloccare la missione di cui sopra e affrontare la traversata dell’Oceano.

Sull’isola di Iki, partendo subito con le novità, avremo la possibilità di, una volta recuperato, potenziare il nostro destriero: l’abilità in sé e per sé sarà una sola, ossia l’attacco caricato, che vi permetterà di sbaragliare gli avversari puntandoli e usando parte della vostra concentrazione. Un aspetto che richiede un po’ di eventi scriptati presunti, perché se i mongoli non attaccano in file indiane questa tecnica viene resa subito vana.

Benvenuti nel clan Sakai

L’isola di Iki è una grande regione aggiuntiva, con al suo interno sei sezioni da sgomberare dai mongoli per i completisti che vogliono inseguire l’ennesimo 100%. Sarà possibile trovare nuovi collezionabili, fino agli altari, rinnovando gli inseguimenti agli uccelli dorati, godendo di spettacolari panorami che vi offrono la possibilità di salire su scogliere che si stagliano su un’oceano pieno di ricordi malevoli per Jin, oltre a distese di fiori che colorano l’ambiente.

Le altre attività che vi verranno proposte come mini-giochi rispecchiano le medesime che abbiamo avuto modo di vivere sull’isola di Tsushima, partendo dal tiro con l’arco fino alla nuova arena nella quale sarà possibile affrontare altri guerrieri mongoli per dimostrare la nostra maggior forza.

Dal punto di vista del gameplay la più importante delle novità l’abbiamo riscontrata nell’inserimento di un nuovo tipo di guerriero avversario, lo Sciamano: predisposto al canto e quindi al fomentare l’azione mongola, ogni combattimento che ci siamo trovati a ingaggiare ci ha fatto subito intuire quanto potesse essere importante scovare lo Sciamano e trafiggerlo per primo, così da evitare che il resto del drappello armato potesse giovare della sua presenza sul campo.

Ogni combattimento ci ha fatto subito intuire quanto potesse essere importante scovare lo Sciamano e trafiggerlo per primo.

In aggiunta, Ghost of Tsushima in questa Director’s Cut scopre anche il lock-on in fase di combattimento, così da elidere dall’equazione critica un feedback negativo sulla telecamera. Tale sistema, per quanto sia ancora non nella sua massima espressione possibile, ci ha permesso di evitare, negli scontri con più avversari, di avere dei repentini cambi di inquadratura su un altro combattente con il quale non stavamo duellando: migliora l’esperienza complessiva, insomma, ma ci saremmo aspettati qualcosa di più compleso.

Grazie alle integrazioni, poi, con il DualSense, abbiamo avuto la possibilità di renderci conto di quanto veloce stesse andando il nostro cavallo, a che punto fosse la tensione della corda del nostro rampino, che utilizzeremo praticamente come primo gadget all’arrivo sull’isola di Iki, fino al clang delle lame che si intrecciano durante i nostri combattimenti. Il feedback aptico rende ancora più intensa l’esperienza, migliorandone l’immersività.

Il dramma del passato

La sfida dinanzi alla quale ci troveremo, in ogni caso, si esalterà molto di più dal punto di vista narrativo che da quello del gameplay, rimasto invariato e per questo scevro da nuove valutazioni di sorta. L’arrivo all’isola di Iki porterà Jin a confrontarsi con delle visioni sul passato, ma anche dei disturbi psichici causati da un avvelenamento che gli provoca l’Aquila, il vero e proprio avversario di questa nuova regione: una sciamana in grado di plagiare qualsiasi tipo di avversario.

L’arrivo al forte Sakai risveglia in Jin il ricordo di quando suo padre venne ucciso in un agguato, in una gola vicino all’accampamento, e si scatenerà in maniera fortemente emotivo esaltando ancora una volta la scelta etica compiuta dal samurai, che ha oramai abbracciato la strada del fantasma.

Sono state inserite, per questo, delle sessioni in cui saremo spogliati dell’armatura e della nostra lama, andando alla ricerca di noi stessi in ambientazioni oniriche, quasi da cinema astratto, con l’unica finalità di ascoltare i disturbi del giovane Jin, in un eterno contrasto con la sua famiglia.

Sono state inserite, per questo, delle sessioni in cui saremo spogliati dell’armatura e della nostra lama

Va da sé che le scene realmente epiche, in questa escursione narrativa, sono realmente poche, perdendo la possibilità di farci incontrare una vicenda da brividi e da dubbi etici profondi: la presenza di alcuni alleati all’isola di Iki avrebbe meritato maggior respiro, maggior rispetto da parte di Jin, che nonostante le nefandezze compiute a Tsushima continua ad avere rispetto e onore da condividere con alcuni suoi compagni di battaglia.

L’Isola finisce così per essere semplicemente un’appendice a quello che avevamo già visto nell’avventura principale, oltre che un modo per rivivere l’esperienza del clan Sakai più da vicino e ritrovare Jin in una nuova scorribanda a lama sguainata.

 

78
Ghost of Tsushima Director's Cut
Recensione di Mario Petillo

L'Isola di Iki è un ottimo modo per poter provare tutte le novità inserite nella Director's Cut di Ghost of Tsushima e nel frattempo continuare l'avventura nei panni di Jin, senza dover mettere in piedi un backtracking che avrebbe vanificato lo sforzo compiuto un anno fa per liberare l'isola giapponese. L'esperienza conserva tutto ciò che avevamo imparato dal punto di vista del gameplay, aggiungendo poche novità e inserendo minime variazioni sul tema. Vincente la direzione artistica, che convince moltissimo anche nella nuova regione esplorata, così come il salto tecnico compiuto con il passaggio alla PlayStation 5 e al DualSense, con entrambi che rendono più immersiva l'esperienza. Adatta a chi ha sviscerato Ghost of Tsushima e lo ha amato alla follia, per continuare ad amarlo ancora adesso.

ME GUSTA
  • Tecnicamente compie un altro passo in avanti
  • Un ottimo modo per ritrovare Jin con un DLC vasto
  • Interessanti intermezzi visionari ed emotivi
FAIL
  • Alla trama manca qualche twist
  • Le aggiunte al gameplay sono di poco conto