Martin Campbell è un regista di grande esperienza, che ha diretto ben due film di James Bond: GoldenEye (uno dei più noti, tra quelli degli anni ’90) e Casino Royale, primo dell’era Craig. Ha subito però anche lo scotto di alcuni insuccessi, tra cui quello di Lanterna Verde, ormai dieci anni fa, quando Ryan Reynolds aveva una fama decisamente meno solida di adesso e il film si rivelò purtroppo piuttosto puerile e blando da un punto di vista della storia.

Col senno di poi, Campbell è tornato a parlare del film e la domanda è: esiste per caso una “Campbell Cut”?

Diciamo così: avevo la mia versione. Proprio all’inizio del film c’era un’intera sequenza con il protagonista a 11 anni. È quella in cui muore il padre in un incidente aereo, una scena davvero buona.

Purtroppo, però, a quanto pare, i produttori sono intervenuti chiedendo di rigirare il tutto nel modo che abbiamo visto poi nel film, un modo che a Campbell non piaceva granché.

Ma sai che c’è? Alla fine il film non funzionava comunque, davvero. È così ed è in parte colpa mia. Non avrei dovuto girarlo. Qualcosa come Bond… amo Bond, ho visto tutti i film di Bond prima di dirigerne uno. Ma i film di supereroi non sono nelle mie corde e per questo non avrei dovuto farlo. E i registi devono sopportare il peso dei fallimenti. Come si dice? Il successo ha molti padri, ma il fallimento uno solo. Ovvero me.

La cosa curiosa, forse, è che Campbell considera, naturalmente, Lanterna Verde un supereroe, ma James Bond e Zorro (da lui diretto nel 1998) no. L’epica di fondo, però, così come il pubblico a cui sono rivolte, non sono così diverse e cambia, più che altro, l’esplicitazione di un superpotere, che chiaramente è un concetto avulso da personaggi così classici come 007 e Zorro (per quanto compiano, comunque, azioni e acrobazie spesso quantomeno improbabili anche loro!).

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