Alice in Wonderland, la recensione del manga di Jun Abe tratto dal film di Tim Burton

In occasione del 70mo anniversario dalla uscita nelle sale del classico di animazione Disney, Panini pubblica l’adattamento in chiave manga del film di Tim Burton.

È più che legittimo pensare che la scelta di adattare il live action di Burton sia quantomeno audace visto che la pellicola, oltre a non aver riscosso il successo che era stato riposto, ha segnato il declino della carriera del visionario regista di Burbank eppure, nella patria del Sol Levante, così come nel resto del mondo, Burton ha segnato in maniera indelebile l’immaginario degli spettatori con capolavori intramontabili come  Edward Shissorhands, Ed Wood o Nightmare Before Christmas (la cui regia è di Henry Selick). L’anniversario del film di animazione divene quindi l’occasione  per celebrare anche il meno riuscito, ma pur sempre eclettico, Alice in Wonderland con una trasposizione in chiave manga curata dall’altrettanto onirico mangaka Jun Abe.

L’autore dell’adattamento reinterpreta in maniera abbastanza fedele la pellicola, di Tim Burton del 2010, che di fatto costituisce il sequel del Classico Disney degli anni ’50. La protagonista è un’Alice ormai diciannovenne, chiamata a fronteggiare le follie della vita degli adulti, che non ricorda più nulla delle peripezie vissute quando era stata per la prima volta nel Paese delle Meraviglie. Tutto scorre liscio, finché ad una festa incontra il suo vecchio amico Bianconiglio che la conduce nuovamente in quel magico luogo in cui dovrà affrontare il Ciciarampa, terribile mostro al servizio della Regina Rossa.

Sin dal principio l’opera di Jun Abe cerca di esaltare al massimo la profonda differenza che distingue gli abitanti del Paese delle Meraviglie dagli esseri umani. I dettagliatissimi tratteggi con cui il mangaka delinea i vari personaggi di fantasia fanno da contrasto rispetto al tratto essenziale ed algido con cui Alice e gli altri esseri umani vengono rappresentanti.

Una scelta di stile che indubbiamente permette di apprezzare tutto il lavoro di ombreggiature, tratteggi e sfumature con cui viene data profondità a questi bizzarri personaggi che però, dall’altro lato, rende eccessivamente piatte le espressioni della protagonista – e in genere di tutti i comprimari “umani” – che in talune vignette appare quasi “incollata” da un differente contesto.

Si tratta senza dubbio di una scelta esplicita dell’artista volta a simboleggiare la maturazione subita dalla protagonista e quel il profondo distacco creatosi tra la relatà e la fantasia che l’ha portata a perdere i ricordi e la consapevolezza dell’esperienza vissuta durante la propria infanzia, ma l’impatto sul lettore è decisamente marcato e rimane per tutto l’arco della lettura portando spesso a percepire eccessivamente questa sensazione di essere al di fuori del contesto.

Senza dubbio il disegnatore ha raggiunto il proprio obiettivo, spetta dunque al lettore superare il “trauma” di questo profondo distacco per poter procedere nella lettura di una storia che riesce a tenere attaccati alle pagine.

Peculiare anche la visione assolutamente personale di alcuni dei protagonisti della pellicola: se da un lato troviamo alcuni character assolutamente fedeli alla versione di Tim Burton (la regina di cuori, lo stregatto, i gemelli, il brucaliffo) dall’altro lato spicca il contributo assolutamente  personale ed eclettico che l’autore ha voluto imprimere al Cappellaio Matto e alla stessa Alice, entrambi caratterizzati da un approccio visuale decisamente personale e differente rispetto a quella dei loro corrispettivi in carne ed ossa.

Molto più in linea con lo stile cupo del regista appare la caratterizzazione del Paese delle Meraviglie, spoglio e tetro rispetto all’originario luogo dove la ragazza ha vissuto la sua prima avventura.

L’atmosfera di decadenza e abbandono dei luoghi è sottolineata da un sapiente uso di tratteggi neri e di giochi di ombre che celando nell’oscurità i volti e le pose dei personaggi, raccontano molto di più di quanto si possa fare con un disegno più dettagliato.

Sino a qui si può comprendere che l’opera di Jun Abe, da un punto di vista puramente grafico, costituisca un rilettura di indubbio interesse, peccato che la trama ristenta della sceneggiatura del film da cui è tratta, non sempre particolarmente chiara ed avvincente e, come se non bastasse, caratterizzata da poca originalità.

A ciò si aggiunge il fatto che alcuni passaggi e colpi di scena non risultano ben orchestrati e spesso il lettore è obbligato a ripercorrere a ritroso la lettura nel dubbio si essersi perso qualcosa visto lo stacco netto che può susseguirsi da una scena all’altra.

Da un punto di vista editoriale l’opera viene presentata in due volumi in bianco e nero con sovra copertina a colori. Nessuna prefazione o contenuto extra accompagna la lettura.

È possibile acquistare singolarmente ciascun volume al prezzo di € 9,90 oppure, tramite il sito Panini, acquistare il cofanetto-scrigno che contiene entrambi al prezzo di € 25,00. Per chi se lo stesse chiedendo lo scrigno non è altro che una colorata scatola di cartone, sagomata come un baule e dotata di una chiusura in velcro che, seppur spiritosa, probabilmente non giustifica l’aumento di prezzo.

In definitiva l’opera di Jun Abe, per quanto ben realizzata da un punto di vista grafico, risente dei medesimi difetti della pellicola da cui è tratta.

Ciò nonostante la lettura risulta piacevole anche solo per apprezzare la cura di dettagli con cui l’autore reinterpreta i personaggi del mondo di Lewis Carrol già soggetti a rivisitazione da parte del visionario, ma al tempo poco ispirato, genio creativo di Tim Burton.

 

60
Alice in Wonderland
Recensione di Alessandro Mercatelli

L’adattamento manga di Alice in Wonderland è un’opera graficamente interessante in cui Jun Abe fa del suo meglio per colmare una sceneggiatura di per sé non particolarmente ispirata. I fan della pellicola potranno apprezzare la reinterpretazione, a volte audace, che il mangaka ha voluto imprimere ad alcuni personaggi senza poter contare su uno sviluppo di trama particolarmente avvincente.
Un’opera interessante che soffre dei medesimi difetti del film di Burton apparendo a tratti sconnessa e poco originale ma comnunque in grado di ripercorrere le gesta eroiche di un'Alice più matura e pronta a sfidare il fato per riportare la serenità del Paese delle Meraviglie oltre che nella propria vita personale.

ME GUSTA
  • Interpretazione personale che riesce ugualmente a mantenersi in linea con lo stile originale della pellicola
  • Netta distinzione di tratto tra i due mondi
  • Sapiente utilizzo del tratteggio e del chiaroscuro
FAIL
  • Sceneggiatura non sempre ben sviluppata
  • A volte si ha la sensazione di osservare un’opera realizzata da due autori differenti
  • Il cofanetto non giustifica l’eccessivo aumento di prezzo
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