Tutti gli appassionati di cinema sanno che Quentin Tarantino è un nome che fa da garanzia a qualsiasi film porti la sua firma, ma, da poco, si sta iniziando a scoprire che il regista italo-americano è un potenziale grande romanziere: il primo romanzo di Quentin Tarantino intitolato C’era una volta a…Hollywood merita decisamente di essere letto, e nelle righe che seguono proviamo a spiegarvi il perché.
I romanzi tratti dai film di solito non restituiscono molto di più rispetto al lungometraggio in sé, e gli scrittori che ci lavorano sopra sono spesso caratterizzati da uno stile lineare, un po’ impersonale, e che tende ad essere abbastanza oggettivo nei confronti di personaggi e situazioni narrate.
C’era una volta a…Hollywood: ecco il Quentin Tarantino fine scrittore
In C’era una volta a…Hollywood, invece, Quentin Tarantino si prende completamente la scena, o meglio, la lascia ad i suoi personaggi, in un modo così convincente e funzionale alla narrazione da essere degno di poterlo considerare come l’esordio di un grande romanziere.
La storia raccontata è quella che fa parte del film con Leonardo DiCaprio protagonista, assieme a Brad Pitt e Margot Robbie: Rick Dalton è un ex star american della televisione degli anni Cinquanta, che si ritrova ad un certo punto della carriera, durante gli anni Sessanta, a doversi rilanciare, accontentandosi di ruoli marginali e di presenze da protagonista in film di genere italiani. Al suo fianco c’è Cliff Booth, la controfigura di Dalton, nonché tuttofare dell’attore. Insieme si ritroveranno a vedersela con la compagnia di Charles Manson, ed a mettersi a confronto con i vicini di casa Roman Polanski e Sharon Tate.
Quentin Tarantino nel romanzo dedicato a C’era una volta a…Hollywood sfrutta ogni personaggio protagonista donandogli un’attenzione introspettiva notevole: su tutti spiccano, chiaramente, sia Rick Dalton che Cliff Booth, che vengono analizzati e raccontati nel loro modo così diverso di stare al mondo.
Dalton è alla ricerca di appagamento del proprio narcisismo: non riesce ad accettare che un paio di baffi da indossare sul set lo rendano poco riconoscibile, ma allo stesso tempo ha una certa sensibilità che gli permette, anche un po’ inconsapevolmente, di riuscire a trovare la giusta quadra con i personaggi da interpretare.
Cliff Booth, invece, è una figura che ha vissuto tanta, e forse anche troppa vita sulla propria pelle: ha ucciso molti uomini durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato responsabile della morte della moglie, ed è riuscito anche a far rompere il collo a Bruce Lee. Ma, così come nel caso di Rick Dalton, anzi in maniera ancora più spiccata, Cliff riesce a tirare fuori una sensibilità rara, che lo porta a gustarsi grandi film d’autore, ed a commentare con una certa finezza le differenze tra il cinema europeo e quello americano.
In C’era una volta a…Hollywood Quentin Tarantino si prende completamente la scena, o meglio, la lascia ad i suoi personaggi, in un modo così convincente e funzionale alla narrazione da essere degno di poterlo considerare come l’esordio di un grande romanziere.
Il romanzo di C’era una volta a…Hollywood merita di essere letto perché tira fuori non solo delle chicche preziose per i cinefili (come appunto i giudizi critici sui film d’autore e su quelli commerciali, e sui grandi registi fatti da Cliff, ma che in realtà sono solo la voce dello stesso Tarantino), ma anche tanta storia, per lo più nascosta a chi ha visto solo il film.
Un po’ come nei romanzi di Stephen King, la trasposizione cinematografica ha spesso poco a che vedere con l’opera scritta. Nel caso di Quentin Tarantino il film su C’era una volta a…Hollywood merita comunque tanto, ma il buono regista italo-americano si è tenuto una fetta importante della storia riservata a coloro che avevano voglia di immergersi nelle pagine del suo romanzo.
Bene ha fatto La Nave di Teseo a lanciare in Italia quest’opera che si potrebbe considerare imperdibile per tutti gli appassionati di cinema, perché riporta su carta un film di Quentin Tarantino, ma tira fuori anche tutte le abilità di romanziere del buon Quentin.
C’era una volta a…Hollywood: meno dialoghi, tanta storia
La scrittura del romanzo è quella classica di un buon libro frutto della mente di un autore americano: il ritmo è scorrevole, le battute ed i dialoghi sono secchi e diretti. Ma, così come i grandi romanzieri, Quentin Tarantino riesce ad aggiungere delle parti non dialogate in cui si tirano fuori le riflessioni dei protagonisti, che riescono veramente a donare al lettore tutto il punto di vista dei personaggi.
In più un grande pregio di Quentin Tarantino, se si considera il suo lavoro di sceneggiatore oltre che di regista, è quello di aver realizzato un romanzo che non è fatto quasi esclusivamente di parti dialogate (caratteristica tipica degli sceneggiatori che si cimentano nella scrittura di romanzi).
Nel libro di C’era una volta a…Hollywood c’è tanto non virgolettato, ci sono molte parti descrittive non dialogate, che fanno uscire fuori tutta la forza dirompente della prosa di Quentin Tarantino.
C’era una volta a…Hollywood è davvero un grande esordio, forse il migliore di sempre per un regista nel campo dei romanzi.
Se si dovesse trovare un piccolo difetto al romanzo è forse il fatto che venga raccontato poco dell’atmosfera degli anni Sessanta a livello sociale, la maggior parte dei racconti riguardano il cinema, in parte la musica, e poi viene lasciato soprattutto spazio ad i personaggi. Tarantino utilizza poco la descrizione di luoghi ed il racconto di situazioni extra che possono servire come buon contorno per la storia.
Ma, del resto, stiamo parlando di un regista che è abituato per lo più a mostrare tramite immagini situazioni, luoghi e personaggi vari.
Per chi volesse leggere un buon romanzo, oltre che per chi fosse veramente appassionato di cinema, C’era una volta a…Hollywood è veramente consigliato. Il fatto che Quentin Tarantino abbia dichiarato di recente che dopo il suo decimo film si dedicherà al teatro ed alla scrittura, sotto questo punto di vista non può che essere considerato un qualcosa di veramente positivo, anche perché avere a disposizione romanzi come C’era una volta a…Hollywood è solo una benedizione.
Siamo veramente curiosi di vedere cosa tirerà fuori al prossimo romanzo Quentin Tarantino: magari potrebbe trattarsi di un’opera originale che lo ispirerà per realizzare un altro film, anche senza la sua diretta regia.
Quello che però possiamo dire è che C’era una volta a…Hollywood è davvero un grande esordio, forse il migliore di sempre per un regista nel campo dei romanzi.