Il prossimo 20 luglio il New Shepard della Blue Origin farà fare a Jeff Bezos e altri turisti spaziali un volo suborbitale, in quello che è a tutti gli effetti il primo volo turistico della compagnia. L’iniziativa della Blue Origin introduce alcune sfide completamente inedite per il mondo delle assicurazioni.

Il New Shepard porterà i suoi passeggeri a circa 100 Km dalla Terra, in quella che viene chiamata mesosfera — ossia l’inizio dello Spazio, secondo le norme degli Stati Uniti d’America. Il turismo spaziale non è ancora stato regolato e considerato che si tratta di un fenomeno ancora completamente nuovo, non sono poi così tante le compagnie assicurative interessate a fare la fila per offrire i loro servizi.

Oggi, scrive Reuters, esiste già un mercato da oltre 500 milioni di dollari per assicurare razzi, satelliti e navicelle senza equipaggio. Per i voli commerciali con passeggeri è tutta un’altra storia: tanto per iniziare, un volo di linea è obbligato ad avere un’assicurazione per coprire eventuali danni ai suoi passeggeri. Un’azienda che intenda portare dei passeggeri a 100 Km d’altezza nello Spazio sottoponendoli a dei rischi estremi, no.

Nel 2014 un test della Virgin Galactic finì in tragedia, con lo schianto della VSS Enterprise e la morte del suo capitano.

L’unica azienda commerciale ad aver portato degli umani (leggermente) sopra alla Linea di Kármán, per il momento, è la Virgin Galactic di Richard Branson. Nessun volo con turisti, ma solo diversi test. Nel 2014 la VSS Enterprise si è schiantata a Terra, provocando la morte del suo capitano.

Non esiste nemmeno una case history per i voli delle agenzie spaziali. La NASA non acquista assicurazioni sulla vita da broker privati per i suoi astronauti. Banalmente perché hanno diritto ad una polizza sulla vita garantita dal governo federale.

Peraltro, anche esistesse un florido mercato delle assicurazioni private per astronauti, il paragone con i turisti dello Spazio sarebbe improprio: un astronauta si addestra per anni, un turista che decida di volare con la Blue Origin riceverà un addestramento di pochi giorni in caso di un volo suborbitale, di pochi mesi quando si apriranno i voli turistici verso la Stazione spaziale internazionale.

Nel frattempo, la NASA sta spingendo perché si approvino delle linee guida per regolamentare le assicurazioni in caso di voli privati. Si parla ovviamente delle missioni private nello Spazio, comunque operate da astronauti professionisti. È un primo passo.

Oggi, spiega sempre Reuters, non sappiamo nemmeno se un’ipotetica assicurazione sui turisti debba ricadere all’interno della classe di assicurazioni sullo Spazio o sull’aviazione. Sappiamo che non è possibile fare analogie con gli obblighi previsti per i voli internazionali, dato che – tecnicamente – i voli nello Spazio iniziano e si concludono nello stesso Paese.

Ma forse un domani le cose saranno più chiare: «Qualche deputato un giorno dirà ‘guardate, oggi abbiamo diverse persone comuni che volano su un lanciatore suborbitale, succede ogni giorno ed è arrivato il momento di dare loro maggiori protezioni», ha detto, Richard Parker broker di AmTrust Financial specializzato nelle assicurazioni per lo Spazio. Quanto questo domani sia distante da oggi al momento non è dato a sapersi.