Uber Eats, l’accusa del Giappone: “ha violato le leggi sull’immigrazione”

uber eats Dine In

Uber Eats nei guai, le autorità giapponesi aprono un’indagine per una presunta violazioni delle norme locali sull’immigrazione. Uber Eats, sostengono le forze dell’ordine, avrebbe impiegato da giugno e agosto del 2020 alcuni immigrati irregolari di nazionalità vietnamita.

La polizia metropolitana di Tokyo ha ufficialmente consegnato un avviso di garanzia a due ex dirigenti di Uber, oltre che una notifica alla stessa azienda. Il caso ora passa all’autorità inquirente, mentre per il momento non risultano arresti.

Con una nota, Uber ha fatto sapere di voler cooperare con le autorità, in modo da chiarire la posizione dell’azienda e ricostruire eventuali responsabilità individuali. Uber ha anche affermato di aver intrapreso le misure necessarie per assicurarsi che tutti i corrieri siano in regola.

Ma il caso di Uber, segnala Reuters, apre un discorso più ampio: il Giappone è uno dei Paesi anagraficamente più vecchi, gli over 65 rappresentano ormai oltre un terzo della popolazione giapponese. Con il numero di residenti in età lavorativa in costante diminuzione, il Paese si trova alla disperata ricerca di nuova forza lavoro. Eppure il Giappone continua ad avere alcune delle norme sull’immigrazione più restrittive al mondo.

Le aziende di food delivery sono sotto serio scrutinio da parte delle autorità in tutto il mondo. In Italia, proprio Uber Eats, era finita in amministrazione giudiziaria in seguito ad alcune serie violazioni della normativa sullo sfruttamento del lavoro. Il commissariamento è stato revocato solamente lo scorso marzo.

 

 

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