Le aziende petrolifere e gli influencer, un percorso di promozione dei carburanti fossili
Gli influencer sono per definizione un cartellone pubblicitario in salsa social, ora al servizio delle aziende petrolifere.

Le grandi aziende petrolifere non se la passano benissimo: il mondo intero inizia a prendere atto del fatto sia necessario (anche) dare un taglio ai combustibili fossili se si vogliono contenere le emissioni di gas serra, con il risultato che il loro ruolo è fortemente messo in discussione. Nel tentativo di riscattare la propria immagine, le ditte in questione si appoggiano ora con sempre più decisione su influencer capaci di carpire i favori del pubblico.
Un esempio concreto ci viene offerto da Cherrie Lynn Almonte, “lifestyler” e viaggiatrice che sulla sua pagina Instagram ha ampiamente documentato un viaggio che ha compiuto attraverso la California per documentare i pericoli derivanti dal cambiamento climatico. Viaggio che però è stato sponsorizzato dalla Shell con tanto di hashtag #FuelRewards.
https://www.instagram.com/p/CGaG2jQDf3a/
L’ipocrisia di una simile posizione certo non stona con il modus operandi della nota azienda petrolifera, azienda che recentemente si è lagnata su LinkedIn di come i tribunali non siano in grado di comprendere che l’umanità abbia bisogno del petrolio e che le soluzioni siano da cercare altrove, magari con alternative compensative.
Poco sorprendentemente, la campagna social di Shell va a battere proprio in questa direzione, proponendo ai propri clienti la possibilità di pagare un piccolo extra per finanziare le strutture di compensazione delle emissioni di carbonio, strutture di cui è ancora complesso definire l’effettiva efficienza.
Un anno fa, la strada che collega le aziende di carburanti fossili e gli influencer era già stata battuta dall’industria del gas, ora tocca al petrolio ed è facile credere che questo non sia che l’inizio di un lungo, lunghissimo periodo di greenwashing social.
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